Valentino al Qatar

La vendita della maison d'alta moda italiana potrebbe paradossalmente attirare nuovi investimenti sulla Penisola, diversamente da quanto sta accadendo per la Parmalat, acquisita dalla francese Lactalis
parmalat

Mentre io considero troppa la mezz'ora di macchina necessaria a raggiungere un noto outlet posto sull'autostrada per Milano, so che intere comitive di russi e ucraini vengono a Genova non per visitarne la riviera, le bellezze artistiche e storiche, ma  solo per comperare scarpe, borse, occhiali, profumi ed abbigliamento offerti proprio da quell'outlet.

Nell'immaginario di tutto il mondo, in particolare dei paesi del Medio Oriente, come può confermare chi li ha visitati, il vestirsi italiano è un segno di eccellenza, capace di gratificare le persone così tanto da portarle a spendervi i propri sudati risparmi.
Che dire allora dello sceicco del Qatar, che non suda molto per risparmi che gli giungono abbondanti dalla vendita del gas e petrolio del suo piccolo paese? Probabilmente una delle sue principali occupazioni è trovare una adeguata sistemazione per essi, quindi facile presumere che per sua moglie non sia stato difficile convincerlo ad acquisire il marchio più prestigioso della moda mondiale, quello di Valentino.

Anche per un abile finanziere come lui, penso che a farlo decidere per l'acquisto non siano state tanto le proiezioni di bilancio dell'azienda, quanto il riflesso mediatico per il suo paese e la convinzione che un domani ci sarà sempre un altro riccone pronto ad afferrare quel trofeo ad un prezzo ancora maggiore.

Qualcuno potrà dire con amarezza che un altro pezzo di Italia va all'estero: ma non si tratterà invece di investimenti esteri che arrivano in Italia, quegli investimenti che tutti auspichiamo ci aiutino a rendere più semplice e rapida la rinascita economica?
Il nuovo proprietario dell'azienda penso non esiterà a finanziare, se necessari, nuovi investimenti: non farebbero altrettanto molti finanzieri italiani, che si sono abituati ad acquisire il controllo di aziende con soldi presi in prestito, sperando di restituirli tramite risorse recuperate all'interno dell'azienda stessa, impoverendola.

In questo caso il valore dell'azienda è legato al lavoro creativo ed artigianale italiano, non è un qualcosa che si può estrarre e vendere, è una attività semmai da potenziare in Italia: una situazione ben diversa da quella della recente disgraziata vendita della Parmalat alla francese Lactalis, la quale ne ha subito utilizzato altrove la liquidità finanziaria che era stata recuperata dal commissario Bondi che aveva gestito l'azienda dopo il fallimento; adesso la Lactalis intende anche chiudere fabbriche in Italia, ad esempio la Centrale del Latte di Genova, evidentemente per produrre per Parmalat anche in altre sue fabbriche europee.

Non penso che il Qatar abbia acquistato Valentino per far produrre altrove, quindi in questo caso direi grazie al Qatar per l'apprezzamento di quanto il popolo italiano sa produrre e grazie anche per gli investimenti che qui vorrà fare, per far produrre ancora di più e meglio!
 
 

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