Uniti di fronte allo scandalo

Gli scandali sessuali legati al Presidente del Consiglio non appassionano il mondo cattolico che si esprime, però, compatto nel richiedere chiarezza e rigore morale
Movimenti ecclesiali in Piazza San Pietro

«Emergenza inondazioni in Brasile». «Il terremoto ad Haiti un anno dopo». «La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani». «Il dolore per la violenza contro i cristiani nel mondo». «Per un lavoro dignitoso». «La beatificazione di Giovanni Paolo II». Sono alcune delle notizie che compaiono nei principali siti di movimenti e associazioni ecclesiali. Per fortuna hanno ben altro di cui occuparsi. Nessun titolo per l’ennesimo scandalo legato alle presunte abitudini sessuali del nostro primo ministro che, purtroppo, continuano a fare il giro del mondo e mettono il Paese alla berlina.

 

Sarà l’ennesimo attacco vendicativo della magistratura italiana, ma il mondo cattolico sembra compatto, questa volta, nel chiedere di fugare ogni possibile ombra di dubbio. «Bisogna che si faccia chiarezza in termini stringenti – scrive Avvenire – per non tenere sul filo la politica, le istituzioni». È, infatti, assurdo che da mesi l’attenzione mediatica sia concentrata sulle camere da letto del primo ministro piuttosto che sulle questioni di attualità: l’economia, il lavoro, la famiglia, l’educazione. Sembra quasi che questo clima torbido e morboso abbia un po’ accecato la vista a tutti e annebbiato l’attenzione sul panorama sociale italiano. Si faccia chiarezza, dunque, una volta per tutte e si vada avanti. C’è molta attesa, anche per l’intervento del cardinal Bagnasco che si terrà lunedì prossimo al Consiglio permanente della Cei, perché sicuramente non potrà non accennare alle questioni di attualità italiana.

 

«La vita quotidiana – sottolinea Franco Miano, presidente di Azione cattolica – reclama risposte. Perché al di là degli sviluppi dell’inchiesta, emerge la centralità di una questione morale in politica e c’è un grande pericolo corruttivo». Duri i toni anche di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, che in un editoriale scrive: «Anche solo l’idea che un uomo che si siede al vertice delle istituzioni dello Stato sia implicato in storie di prostituzione e, peggio ancora, di prostituzione minorile ferisce e sconvolge». Parole che riecheggiano quelle del cardinal Bagnasco dello scorso 27 settembre: «In qualunque campo, quando si ricoprono incarichi di visibilità, il contegno è indivisibile dal ruolo».

 

Paola Dal Toso, segretaria generale della Cnal, la consulta nazionale delle associazioni laicali della Chiesa, evidenzia la gravità della questione morale in Italia e «come la vita privata non vada disgiunta dalla vita pubblica. Assistiamo ad una evidente mancanza di testimonianza ed esemplarità e chiunque ha un ruolo pubblico deve essere corretto e di buon esempio. L’altro grave problema è che l’istituzioni non si rendono conto della vita reale della gente che ha enormi problemi economici e fa fatica ad arrivare a fine mese». Ed anche i politici di area ciellina, in genere più comprensivi, non sono teneri nella parole di Mario Mauro, presidente dei deputati del Pdl al Parlamento europeo rilasciate a La Stampa: «La politica non ha istituzionalmente il compito di educare. Però la stessa testimonianza personale è di per sé educativa o diseducativa».

 

 

 

 

 

 

 

 

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