Una vita per gli ammalati

Claudio Carosino, medico di Busseto, è stato ucciso da un paziente. Il dolore di un intero paese.
Claudio Carosino

I medici si sono uniti per manifestare il loro cordoglio per la morte del collega, un intero paese delle colline emiliane è in lutto, i giornalisti indagano sulle cause che hanno portato all’omicidio. In questi giorni i media italiani non fanno che parlare dell’amara morte del dottor Claudio Carosino, ucciso nel pomeriggio di domenica da un suo paziente, un anziano agricoltore di 78 anni, sofferente da anni di depressione.

 

Si inneggiano slogan violenti, si parla di tutela della propria professionalità, eppure nessun giornale, nessuna tv ricorda una vita donata/persa per un’altra vita. «Mio padre non faceva il medico – commenta la figlia Cristina – mio padre era un medico. Dava tutto per i suoi pazienti». Una frase sintetica, apparentemente troppo, eppure contiene l’essenza della vita di Claudio, spesa per aiutare quanti avevano bisogno di cure nella sua cittadina, Busseto. È la stessa città natale del maestro Verdi. Un paesino tranquillo, lontano dalla frenesia di un grande centro urbano, a ridosso del crinale tra la Liguria e l’Emilia. Claudio da sempre si trova lì: è nato, cresciuto e in questo comune ha formato la sua famiglia.

 

Le parole di sua figlia Cristina sono vere, le confermano amici, concittadini. Tutti si ricordano quando, all’alba, il dottor Carosino iniziava le sue giornate con un buon caffè alle 6.30 nel bar del paese. A contraddistinguerlo vi era sempre un sorriso sulle labbra. E quando iniziava le sue visite, quasi pellegrinaggi dalla casa di un ammalato all’altra, nella borsetta da lavoro non mancava mai tanta generosità, competenza ed una gran dose di entusiasmo. Una persona che ha dato tutto di se, senza ma né però: per lui era normale alzarsi in piena notte se chiamato da un suo paziente, così come essere accanto alla sua famiglia nei momenti di necessità.

 

In città da domenica scorsa continuano a susseguirsi tante domande: «Cosa è scattato nella mente di chi lo ha ucciso? Cosa lo ha portato a premere il grilletto di quel fucile da caccia?». Domande che forse non avranno mai una risposta, eppure la vita va avanti. Che l’attenzione ai deboli di Claudio non si perda, che il suo esempio serva da testimonianza per l’intera categoria dei medici, che la sua dedizione possa accompagnare sempre più il percorso professionale di tanti dottori.

 

Nella mente e nel cuore di tutti un bel ricordo: un ricordo importante, fraterno, gioioso, scherzoso, professionale, paterno. Che la vita di Claudio Carosino sia sprone e fonte di vita nuova per tanti, medici e non.

 

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