Una fiaccolata tra le macerie

Ieri sera a Cavezzo una marcia con 12 tappe dove gli artisiti locali hanno offerto una loro produzione per non dimenticare il cratere che si aprì in città inghiottendo case e persone care. Dal blog Luce dalle crepe
Cavezzo

Ieri sera più di 1500 persone hanno preso parte alla fiaccolata per le strade di Cavezzo, nella ricorrenza di quell’incredibile 29 maggio 2012 durante il quale 2 scosse in epicentro, vicine alla magnitudo 6, hanno seminato distruzione di case, edifici pubblici e anche di persone care.

I cavezzesi, ce ne siamo accorti noi stessi, sono gente con mille risorse. Rialzarsi non riguarda solo la ripartenza delle attività o il trovarsi un nuovo tetto in testa: c’è molto da fare in questi casi anche per quanto riguarda la serenità da ritrovare, così come è da ritrovare una relazione equilibrata con il nostro territorio, quello scenario che ospita ogni giorno le nostre vite e sul quale si intrecciano migliaia di ricordi personali, tutti diversi e tutti unici.

La fiaccolata di ieri sera è stata una carezza alla nostra Cavezzo malata, in quei posti che anche durante il terremoto hanno avuto un significato preciso: le piazze, gli edifici crollati, ma anche il parco dove in tanti si erano accampati e la sede del COC che per tanti mesi è stato il punto di riferimento della comunità in questo mondo da ricostruire e da riordinare.

Per rendere più dolce il ricordare, in 12 punti della fiaccolata erano disposti gruppi di artisti dilettanti che a piacere hanno dato il loro contributo sonoro.

Tra le tante iniziative che hanno avuto luogo a ricordo del terremoto di maggio 2012, segnaliamo la mostra Magnitudo Emilia, a Cavezzo, in piazza Matteotti, proprio sulla superficie un tempo occupata da uno dei palazzi crollati con le scosse del 29 maggio. Il sottotitolo “Fare memoria: riflessioni e suggestioni a un anno dal sisma” anticipa già che non si tratta solo di mettere insieme qualche ricordo oggettivo.
Gli eventi sismici che ci hanno colpito hanno cambiato profondamente il nostro modo di vivere e di relazionarci, in questo portandoci anche una riscoperta positiva del fare comunità. Questo vissuto collettivo fornisce una nuova base di riunificazione delle nostre comunità ed è su questo che si basa la vera e propria ricostruzione.

In un ‘epoca storica in cui la crisi economica e sociale divide le persone su mille fronti diversi a seconda del proprio (anche sacrosanto) interesse, ci sono anche tragedie che uniscono. Per questo invitiamo tutti gli amici, specialmente quelli al di fuori del cratere sismico, a partecipare.

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