Una “ecologia” politica ed umana

Dalla lungimiranza politica sui tema della salvaguardia del Creato e del patrimonio storico-artistico, alla generazione di ambienti umani e sociali. Questi i temi per l'ultimo appuntamento con L'arte di unire di mons. Giuseppe Petrocchi
L'arte di unire mons. Petrocchi
Quando si parla di temi della salvaguardia del Creato, anche nei suoi aspetti monumentali, artistici e archeologici, oltre che naturalistici,  un primo appello va al mondo politco. Quali sono le prospettive e le azioni che possano dare respiro al tema dell’ambiente? Quando si dibatte sul valore del perdono, e si parla di memoria storica, anche qui, come può agire la politica? Mons. Giuseppe Petrocchi, autore di una serie di messaggi ai politici, raccolti ne L’arte di unire edito da Città Nuova, riprende questi temi già affrontati da Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e li rielabora in maniera compiuta, evidenziando sia le criticità che la progettazione di ambienti umani e sociali. Per l’ultimo appuntamento con L’arte di unire, uno  dei suo discorsi del 2010 sull’argomento.

 

«Carissimi Amici, il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace, già dal suo titolo “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, ci invita ad aver cura dell’ambiente nel quale viviamo, poiché «la creazione è l’inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio e la sua salvaguardia diventa oggi essenziale per la pacifica convivenza dell’umanità»[1]. Infatti, un corretto uso delle risorse naturali del mondo che abitiamo mobilita la responsabilità di tutti verso tutti, «in special modo verso i poveri e le generazioni future»[2] (…).

 

«Purtroppo, si deve constatare che, pure nel nostro territorio, una moltitudine di persone sperimenta «crescenti difficoltà, a causa della negligenza o del rifiuto, da parte di tanti, di esercitare un governo responsabile sull’ambiente»[8]. Non è difficile, inoltre, costatare che «il degrado ambientale è spesso il risultato della mancanza di progetti politici lungimiranti e del perseguimento di miopi interessi economici, che si trasformano, purtroppo, in una seria minaccia per il creato»[9].

  

«Occorre, cioè, che – anche attraverso la vostra sollecitudine – il Messaggio, senza perdita di contenuti, sia travasato dall’“universale” (livello planetario) all’ambito “particolare” (cioè, nella sfera pontina) e dal particolare confluisca nel molteplice reticolo dell’“individuale” (costituito dalle associazioni locali, dagli organismi intermedi e dalle singole persone: da mobilitare nella loro identità e nel loro settore di influenza) (…).

 

«Ma non solo di “ecologia naturale” dobbiamo preoccuparci, poiché siamo chiamati a volgere uno sguardo vigilante anche sulla nostra “ecologia monumentale, archeologica e artistica”. La nostra terra, infatti, ospita un grande patrimonio architettonico e culturale, da tutelare con perizia e – dove occorre – da recuperare con la dovuta sollecitudine. Esso, tuttavia, deve essere anche adeguatamente valorizzato e fatto conoscere su larga scala: in prospettiva sociale, educativa e turistica. Abbiamo il privilegio di una storia che, in tempi antichi e recenti, ha scritto, con le pietre e con altri materiali, “pagine” stupende e irripetibili (…).

  

«Queste brevi considerazioni rimandano, come loro fondamento, al primato della «ecologia umana»[13], che – come più volte è stato evidenziato dal Santo Padre – costituisce uno stile di giudizio e di comportamento mirato a favorire il pieno rispetto della dignità della singola persona come dell’intera collettività, affinché sia promossa la crescita integrale di ogni uomo e di tutto l’uomo.

 

«Il passaggio da questo tema all’argomento della “ecologia politica”, nella quale vorrei brevemente avventurarmi, mi appare legittimo e logicamente contiguo. Se mi fosse richiesto di dare qualche elemento esplicativo sulla specificità di questo approccio, direi che l’“ecologia politica” consiste nel tutelare le buone condizioni (valoriali, relazionali e decisionali) dell’ambiente sociale deputato all’attività politica e alla pubblica amministrazione (…).

Il che vuol dire, una vita democratica contrassegnata da motivate opposizioni, ma senza antagonismi; impegnata in dialettiche vigorose, ma senza permalosità ustionanti; dunque, allergica alla disputa tendenziosa e capace di produrre gli anti-corpi comunionali che debellano le tossine della disunità (…).

 

«Quando l’“ecologia politica” viene praticata con successo, allora si evita la radicalizzazione delle difficoltà e la proliferazione dei dissensi; si percorrono, invece, le vie del dialogo, che consentono di affrontare i conflitti con maturità, volgendoli al bene e rendendoli occasioni di crescita generale. Di qui l’esortazione, che rivolgo a voi tutti, amici carissimi, perché vengano azionati con generosità moltiplicata i dinamismi salutari di una “ecologia politica” genuina e distesa: cioè, pacificata e pacificante.

 

«Anzitutto la “purificazione della memoria”, che ci consente di ricordare senza rimanere imprigionati nel rancore, rendendo anche le sconfitte e gli affronti subìti, spinte possenti per fare la verità nell’amore. Anche dalle nostre parti è ora di gettare ponti per superare le fratture provocate da incomprensioni e da polemiche torrenziali. Occorre, perciò, accendere i depuratori del perdono e della riconciliazione, per respirare a pieni polmoni l’aria della solidarietà e della collaborazione, tornando a stringersi la mano.

 

«Oggi, più che mai, è chiesto a tutti e a ciascuno di riporre le spade nel fodero, per aprire o allargare le vie della cooperazione costruttiva. Con questi atteggiamenti – che costano molto – può essere coltivata la ricerca di convergenze solidali in vista del bene comune, che consiste nell’«insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente»[14] (…).

 

«Avremo così, in numero e qualità crescenti, politici avveduti e generosi, non gravati dai localismi né imprigionati negli interessi privati, ma dotati di occhi nuovi, capaci di vedere lontano e provvisti di un cuore accogliente, che pulsa con i battiti dell’amore universale. Sono queste le persone che – nel passato, come oggi e per l’avvenire – riscattano la politica da ogni miseria e le consentono di avere un volto bello e avvincente.

 

«Una politica vissuta così sa leggere correttamente i bisogni e le risorse del territorio: si slancia non solo verso il di-più ma verso il meglio e impara a camminare nel presente con il passo del futuro, agendo con intelligenza e santa tenacia. Insomma, l’“ecologia politica” richiede una classe politica modellata dall’esperienza di prossimità verso tutti e orientata a generare comunione, consapevole che non si può costruire una società prospera e giusta “senza” gli altri o “contro” gli altri, ma soltanto “con” loro e “per” loro (…)».


[1] Benedetto XVI, Messaggio per la XLIII Giornata Mondiale della Pace 2010 (8 dicembre 2009), n. 1.

[2] Ivi, n. 2

[8] Ibidem, n. 7.

[9] Ibidem.

[13] Ibidem.

[14] GS, n. 26.

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