Una costellazione di luce

Riflettere sul valore degli ultimi nella città, dopo il discorso di Benedetto XVI a piazza di Spagna    
Spesso si sente dire, con sempre maggior insistenza e in tanti ambienti, che la Chiesa non affronta più argomenti di “fede”, non traccia una linea di orientamento per coloro che la seguono, ecc. L’accusa parla di maggior attenzione a temi politici, economici, istituzionali. Certo in una informazione “alla spina”, che versa notizie a gogò, più che birra in un pub, è naturale dire questo ed anche altro.

 

Basta sedersi ogni tanto e leggere o sentire qualcosa avendo al polso un orologio meno iperteso: è così che si possono cogliere cose semplici che rispondono a quella domanda di guida e di indirizzo richiesto ai vari successori di Pietro e degli Apostoli.

 

Questa fortuna mi è capitata guardando per qualche minuto il tradizionale, sentito e fiorito omaggio di Roma all’Immacolata, in piazza di Spagna. MI ha colpito un passaggio di Papa Benedetto XVI. «Così Maria vede la città: non come un agglomerato anonimo, ma come una costellazione dove Dio conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno, e ci chiama a risplendere della sua luce. E quelli che agli occhi del mondo sono i primi, per Dio sono gli ultimi; quelli che sono piccoli, per Dio sono grandi …», ha detto il Papa.

 

I fotografi le chiamano istantanee, i pittori guizzi di colore. Sicuramente da queste parole è possibile passare per le strade e guardare le cose con occhi diversi, si esce dalla periferia delle relazioni per entrare nel centro dei rapporti e guardarsi in faccia per riconoscersi pianeti dello stesso sistema, della stessa costellazione di luce. L’agenda politica, con questa diversa visione delle cose, necessariamente si reimposterebbe su scelte chiare e nette e si partirebbe dagli ultimi. Le partite truccate, alla fine, portano verso direzioni che partono da ben altre priorità. Si perché la crisi – semplifico molto ma perdonatemi – è una scelta preferenziale dei “primi”; in un altro mondo, forse il Sud, ma anche la Grecia e l’Irlanda, si starebbe meglio se si partisse dagli ultimi.

 

306 battute sentite in un mercoledì di festa, magari con la mia testa-satellite ben sintonizzata al posto giusto e nel momento giusto, mi fanno vivere un giovedì diverso e magari anche qualche altro giorno dove non vivrò più in un agglomerato anonimo, ma imiterò Qualcuno che ci chiama per nome.

 

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