Un referendum sulle alleanze

A Kiev e in tutto il Paese domenica si vota. Si tratta di una sorta di referendum sull’unità del Paese. Vademecum elettorale
Piotr Poroshenko

Più del 70 per cento degli ucraini dichiara di voler votare alle elezioni presidenziali. Questi dati sono stati forniti dalla Fondazione Iniziative democratiche Ilko Kucheriv, che sarà impegnata anche negli exit-pool del 25 maggio.Tra i motivi principali di tale partecipazione al voto, gli ucraini indicano il dovere civico e la possibilità di intervenire nelle scelte politiche del Paese.

Il magnate del cioccolato Petro Poroshenko, sostenitore della protesta filo-europea di piazza Indipendenza, la ben nota Majdan, secondo i sondaggi è dato al 34 per cento circa e da alcuni addirittura vincitore al primo turno. Quarantotto anni, indipendente, ex-segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa, già ministro degli Esteri e dello Sviluppo economico in diversi governi, Poroshenko, altrimenti noto come “paperone arancione” per avere sostenuto nel 2004 il processo democratico passato alla storia come Rivoluzione arancione, può godere del favore dei sondaggi e, sopratutto, del sostegno del partito di ispirazione moderata, l’Udar, guidato dal pugile convertitosi alla politica Vitaly Klichko.

Durante il Congresso dell’Udar, Klichko, che in cambio ha ottenuto da Poroshenko il via libera a correre per diventare sindaco di Kiev, ha ritenuto necessario appoggiare il candidato con il più alto rating per unire le forze che hanno dato vita alla protesta pacifica sulla Majdan contro la dittatura dell’ex-presidente Viktor Yanukovych. Con l’accordo tra Poroshenko e Klichko, si potrebbe rafforzare una piattaforma creata sulla base di un partito come l’Udar che riprende i principi della cristiano-democrazia tedesca – non a caso la forza partitica di Klichko è appoggiata dalla Merkel, ed ha firmato con la polacca Piattaforma civica del premier Tusk un accordo di collaborazione – con un candidato in grado di rappresentare una sinistra “alla polacca”, vicina cioè al grande business.

Poroshenko, candidato in grado di intercettare sia il voto moderato che quello progressista, in un’intervista ha dichiarato l’intenzione di portare l’Ucraina all’interno dell’Unione europea entro il 2025, ed ha proposto di utilizzare l’appoggio internazionale per portare la Russia, anche per mezzo di sanzioni, a restituire all’Ucraina la Crimea. Sostiene anche di poter trovare un compromesso con Vladimir Putin che dice di conoscere bene.

In base ai sondaggi, Poroshenko ha oltre 20 punti di vantaggio su Yulia Tymoshenko, l’ex eroina della Rivoluzione arancione ed ex primo ministro, rilasciata dal carcere dove scontava una condanna per abuso di potere, sulla scia delle proteste della Majdan. La Tymoshenko è stata però accolta freddamente dalla piazza, perché considerata una rappresentante della vecchia élite politica. Oggi sta facendo campagna elettorale sul territorio per cercare di ottenere voti nelle turbolente regioni sud-orientali del Paese, oltre che consensi tra i nazionalisti ucraini. Una grossa scommessa politica, specialmente considerato il divario ideologico tra i due elettorati.

Al terzo posto con l'8,8 per cento, c’è il banchiere Serhiy Tigipko, rappresenta gli interessi degli oligarchi del settore chimico ed energetico, tra cui Dmytro Firtash, già principale finanziatore di Yanukovych nell’ultimo periodo di attività politica dell’ex-presidente. Sullo stesso fronte si può considerare anche Mikhaylo Dobkin, ex governatore di Kharkiv, candidato del Partito delle regioni di Yanukovich, che otterrebbe solo il 4 per cento dei voti. Domenica lo scrutinio rischia di essere turbato nei territori separatisti dove vivono due milioni di elettori, mentre i cittadini della Crimea che volessero partecipare saranno costretti a spostarsi nel resto del Paese per poter votare.

Altri candidati già registrati sono l’ex-ministro della Difesa Anatoliy Hrytsenko per conto del Partito posizione civica, e l’ex-sindaco di Leopoli, Vasyl Kuybida, per conto dello storico Narodny Rukh d’ispirazione liberale.

Intanto, nell’Est del Paese, già da tempo molti membri delle commissioni elettorali vengono minacciati anche di morte e alcuni di loro sono stati sequestrati dai filo-russi. La stragrande maggioranza dei seggi svolge il suo lavoro in semiclandestinità. Due terzi delle commissioni elettorali distrettuali della regione di Donetsk sono pronti al voto, secondo i dati della Commissione elettorale centrale ucraina. Invece un terzo, 13 commissioni su 34, sono bloccate dai separatisti e sarà quasi impossibile svolgere le elezioni in quei seggi. La parte Nord della regione di Luhansk e la parte est della regione di Donetsk è controllata dalle forze pro-ucraine che cercheranno di garantire lo svolgimento delle elezioni.

Il 25 maggio, dunque, mentre gran parte dell’Europa si recherà alle urne per eleggere i nuovi europarlamentari, mentre altre urne si apriranno in Ucraina, retta al momento da un governo provvisorio e da un presidente ad interim. Domenica l’Ucraina sceglierà il proprio destino, in una consultazione che potrebbe risultare più determinante delle stesse elezioni europee. A Kiev si spera che il governo italiano proponga all’Ue, da realizzare nel semestre italiano, un ragionevole compromesso per l’Ucraina, in modo da inviare un nitido segnale a Putin.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons