Un ponte con l’Asia

Al meeting dei Giovani per un mondo unito, nella giornata dedicata alla costruzione di rapporti, testimonianze forti dalla Thailandia e dal Giappone
bimbi

“Costruire ponti” è stato il tema della terza ed ultima giornata del meeting dei Giovani per un mondo unito che si è svolto nei giorni scorsi a Castel Gandolfo, in provincia di Roma. Una giornata in cui lo sguardo si è allargato geograficamente, anche grazie alla presenza di alcuni membri del movimento giapponese del Rhisso Khosei Kai (RKK).

 

Il teologo Piero Coda ha aperto la mattinata affermando che, in un’epoca in cui le diverse civiltà sono chiamate a vivere insieme dopo aver vissuto separatamente per millenni, «servono profeti di ponti e costruttori di ponti». Se il compito dei profeti è quello di indicare la strada, quello dei costruttori è proprio dei giovani, grazie alla loro apertura al futuro, alla voglia di conoscenza che consente di «camminare con le scarpe dell’altro». Tra i profeti ha ricordato Giovanni Paolo II, Chiara Lubich e Nikko Nawano, fondatore del RKK. La sua riflessione è stata completata dalla testimonianza di una giovane buddhista thailandese, che ha scelto di approfondire la conoscenza della sua religione e parallelamente quella del carisma dell’unità, intraprendendo un percorso di studi all’Istituto universitario Sophia di Loppiano.

 

Approfittando del fatto che Piero Coda è rettore dell’Istituto Sophia e della presenza di alcuni studenti, i giovani hanno presto portato il dibattito sulla relazione con i docenti, con i compagni e con lo studio stesso: relazione che deve svilupparsi nell’apertura all’altro, alla conoscenza e alla verità, nella consapevolezza che non si tratta di dimensioni in competizione, ma che si completano a vicenda.

 

A pendere la parola sono stati poi gli ospiti del RKK, che hanno raccontato la loro esperienza nel condurre la campagna per il disarmo nucleare Arms down – raccogliendo 11 milioni firme nel loro Paese, su un totale mondiale di oltre 20 – e nel soccorrere le vittime del terremoto: anche coloro che erano stati colpiti dal sisma, infatti, hanno trovato il modo di portare di persona aiuti a chi si trovava in condizioni peggiori.

 

I giovani sono quindi partiti alla volta della capitale, per prendere parte alla veglia di preghiera e alla beatificazione di Giovanni Paolo II. Un gran finale a tre giorni intensi che, a detta dei partecipanti che hanno condiviso le loro impressioni alla fine dell’incontro, hanno mostrato delle vie concrete verso la costruzione di un mondo più unito e solidale, oltre che lasciato “in eredità” tante amicizie.

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