Un mosaico di positività

A Manfredonia attribuito nei giorni scorsi il premio Chiara Lubich. Tra i premiati il sindaco di Lampedusa, Nicolini, e il comandante della Guardia costiera, Cannarile
Foto premiati Manfredonia

«Chiara Lubich è stata portatrice di una rivoluzione copernicana», sostiene Donato Salfi (dirigente Asl e docente di psicologia dello sviluppo e dell’educazione), il primo a prendere la parola, nella rosa degli invitati, in occasione della 5^ edizione del “Premio Chiara Lubich, Manfredonia, città per la fratellanza universale” appuntamento annuale, ormai imprescindibile, nel calendario degli eventi cittadini, che ogni anno si arricchisce di personalità sempre più belle ed “ispirate”.

«Al centro del mondo non ci sono io e non tutto ruota intorno a me – continua Salfi – così come ci vogliono far credere alcuni spot pubblicitari, ma al centro dell’Universo va posta la relazione io-tu-noi». Quando una persona si sentirà realizzata? Non quando avremo soddisfatto tutte le sue esigenze materiali, ma quando l’avremo messa in condizione di “reciprocare”.

Una sfida quotidiana, quella di Salfi, chiamato ogni giorno a dimostrare come sia possibile governare certe patologie o deficit cognitivo-comportamentali valorizzando le positività di ogni individuo, riconoscendone, prima di tutto il ruolo attivo nella società attraverso il diritto al lavoro.

Come si coniugano la legittima aspirazione del singolo a realizzarsi con l’esigenza della comunità a svilupparsi? Interviene a questo punto Apollonia Rinaldi, docente del liceo scientifico di Manfredonia che sperimenta, realizzando progetti a livello locale, il principio dell’“abitare la distanza”. Non possiamo più delineare aridi confini, ma abbiamo il dovere di costruire frontiere… Così come il confine rappresenta una demarcazione, la frontiera attiene l’idea di spazio e quindi di inclusione e non di esclusione, è sul costrutto di frontiera che il bene comune si deve fondare.

Dopo Donato Salfi è la volta di altri due ospiti caratterizzati da una forte e profonda umanità: il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini e il comandante della Guardia costiera di Lampedusa, Giuseppe Cannarile. «Tutti parlano di emergenza – esordisce il comandante Cannarile – ma a Lampedusa non c’è nessuna emergenza, solo ordinarietà. Una fuga costante che non si è mai interrotta. Fuggire per migliaia di esseri umani diviene necessario quando vivere è impossibile», parole forti che risuonano nell’auditorium, quasi fossero un richiamo al dovere di solidarietà per ciascuno di noi.

«Momenti come questi rappresentano ponti di solidarietà che alleviano il nostro lavoro e smorzano la solitudine», continua la sindaco Giusy Nicolini, donna forte e determinata che incarna nel suo essere, tutto il senso e il significato del Premio. Nicolini e Cannarile sanno bene cosa vuol dire  “costruire il bene dell’altro”. La terra dove si trovano ad operare non è un anonimo puntino su una carta geografica o un articolo di giornale, Lampedusa è un condensato di umanità e sofferenza dove l’uomo ogni giorno si sostituisce allo Stato, perché non c’è tempo da perdere, perché non si sta a guardare il passaporto o il colore della pelle quando hai di fronte “un altro te”.

Salfi, Nicolini, Cannarile, ma questo premio è consegnato simbolicamente anche alla Regina Rania di Giordania, per il ruolo fondamentale svolto nell’accoglienza dei fratelli siriani nel suo Paese e al presidente della Camera Laura Boldrini per l’impegno profuso in questi anni nell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati.

Infine, ma non per ultimo, sale sul palco il regista focolarino Fernando Muraca. Muraca ha girato a Manfredonia, in ottobre “La terra dei Santi” un film che parla di mafia e che vede come protagoniste tre donne: come può una madre donare il proprio figlio alla “mala” quando saprà che farà una brutta fine? Muraca si interroga sulle dinamiche sociali e psicologiche che sottendono il legame dell’universo femminile con il mondo della criminalità. Il film, di prossima uscita, è ampiamente ispirato alle vicende personali del regista, calabrese d’origine, che ha vissuto in prima persona alcune piaghe  che attanagliano la nostra società.  Chiara Lubich, con la quale Muraca intratteneva un rapporto epistolare, ha sempre esortato il regista ad andare avanti e a non arrendersi, per poter trasmettere attraverso il cinema il grande ideale della fratellanza universale.

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