Un ministero per lo yoga e l’ayurveda

La decisione del governo indiano è una conseguenza della linea del Bharata Janata Party di voler affrontare la globalizzazione economica valorizzando le proprie tradizioni millenarie
Modi che oratica lo Yoga

Negli ultimi giorni è rimbalzata con un certo scalpore la notizia della costituzione in India di un Ministero per lo Yoga e per le medicine tradizionali indiane. Il nome del nuovo ministero è lungo e comprende tradizioni salutari dell’India, che molti al di fuori del Paese non hanno mai sentito nominare. Il Ministero, infatti, che è stato ritagliato da quello per la Sanità, è chiamato AYUSH, un acronimo che sintetizza le iniziali di tutte le pratiche tradizionali indiane: Ayurveda, Yoga and Naturopatia, Unani, Siddha e Omeopatia. A parte lo Yoga e l’omeopatia, pochi fuori dell’India hanno sentito parlare di queste altre pratiche mediche, per l’esercizio delle quali esistono istituti universitari appositi a fronte di quelli per la cosiddetta medicina allopatica (il termine con cui in India si definisce la nostra medicina occidentale).

Lo scorso novembre, con una mossa politica imprevista Modi, nel quadro di un rimpasto di governo ha affidato l’AYUSH al politico goano Shripad Yesso Naik, che aveva iniziato la sua carriera nell’esecutivo come ministro del turismo. La decisione del Primo Ministro può essere compresa se si coglie la filosofia che sottosta alla linea politica del Bharatya Janata Party, una formazione politica nata negli anni ottanta, che ha governato il Paese a cavallo fra il termine del millennio ed i primi anni dell’attuale, per cedere, poi, il passo al ritorno del Partito del Congresso, fino al trionfo del BJP della scorsa primavera. Il partito si propone di assicurare che l’India sia patria degli indù e di tutto quanto è tipico e derivante dalla ricchissima tradizione di questa parta di mondo. La questione che suscita non poco timore nelle minoranze religiose non è solo da leggere in chiave communal, come si dice in India: vale a dire discriminare chi appartiene ad una tradizione religiosa diversa. Il BJP promuove tutto quanto è frutto della ricchezza della tradizione: la lingua, l’arte in tutte le sue varie espressioni, le scritture ed il patrimonio letterario, che ovviamente in queste tradizioni non può essere facilmente separato dalla dimensione religiosa, che pervade tutta la vita dell’indiano.

In questo senso anche lo yoga e l’omeopatia, che tanto successo hanno avuto in occidente nei decenni addietro, devono essere rivalutate come patrimonio culturale dell’India, insieme ad altre medicine tradizionali come l’Ayurveda e la Siddhi. Queste due tradizioni mediche, ben più antiche della medicina occidentale, derivano dalle Scritture sacre delle religioni dell’India, il sanathana dharma. Ayurveda significa, infatti, la salute dei Veda, i millenari libri sacri di queste religioni. Essa è, come recita la tradizione, la medicina che le divinità da tempo immemorabile hanno rivelato agli uomini perché possano mantenere o, eventualmente, riacquistare la salute che era stata loro donata e che hanno perso.

Il nuovo Ministero mira, quindi, ad una politica ad ampio respiro che vuole valorizzare davvero quanto proviene dalla tradizione millenaria dell’India. E’ bene tener presente che in India i medici siddhi e ayurvedici, come pure gli omeopati, sono molto numerosi: esistono anche degli ospedali appositi. Le medicine sono il prodotto di lavorazione di piante ed alberi ed i medici o il personale paramedico che lavora in questi centri o laboratori seguono corsi universitari o parauniversitari specifici ed altrettanto, se non più, impegnativi.

Lo Yoga, poi, ormai praticato in tutto il mondo e diventato, quindi, patrimonio comune aveva quasi perso la sua identità indiana, anche se è normale vedere nei parchi pubblici persone che, nelle prime ore del mattino, lo esercitano come attività meditativa e rilassante. E’ praticato anche in privato da una grande parte della popolazione indiana. Lo stesso primo ministro Narendra Modi lo esercita con regolarità. Il nuovo ministero avrà come compito quello di promuove ancora più capillarmente la pratica di queste cure e medicine e per questo il governo ha stanziato un fondo pari a 174 milioni di dollari (circa 10 miliardi e mezzo di rupie indiane). Si calcola che in India siano più di seicento mila i centri regolarmente registrati e le scuole dove si pratica questa disciplina. Lo stesso Primo Ministro ha più volte dichiarato che il segreto della sua energia e vitalità sta proprio nella sua regolare pratica dello Yoga.

Quello su cui, penso, convenga attirare l’attenzione del lettore occidentale è la capacità di integrare tradizioni millenarie, che il Bjp cerca di recuperare pienamente, con la necessità di un ruolo sempre più rilevante del Paese nella geopolitica mondiale e sui mercati finanziari ed economici. Qui sta una chiave di lettura interessante che fa di Cina ed India una novità assoluta nel mondo della globalizzazione: la capacità di metabolizzare una sintesi fra millenni di cultura e la modernità di un mondo che cambia ogni ora.

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