Un di più per il Paese

«Offrire un orientamento creativo al futuro dell'Italia». Il saluto del Papa incoraggia il lavoro dei 1.200 rappresentanti dell'associazionismo e delle diocesi convenuti a Reggio Calabria

Sono sempre densi di significati i simboli e i segni nelle manifestazioni della Chiesa italiana. Riprova ne è anche la 46.a edizione della Settimana sociale dei cattolici, che ieri si è aperta a Reggio Calabria. La scelta di una città emblematica del Mezzogiorno è avvenuta due anni fa, ma è stata compiuta con lungimiranza. Tanto più che dal gennaio di quest’anno – con i ripetuti attentati e intimidazioni, e la risposta determinata e corale della società civile organizzata e di tanta parte della popolazione – il capoluogo calabro è assurto a luogo d’avanguardia di riscatto e di riscossa per liberarsi dal giogo opprimente della ’ndrangheta.

 

Il luogo, dunque, ma anche il titolo del convegno – Cattolici nell’Italia di oggi. Un’agenda di speranza per il futuro del Paese – costituisce un ulteriore elemento significante. La connessione di alcuni termini – cattolici, agenda, speranza, futuro, Paese – evidenzia le attese che gravano sulla riflessione dei 1.200 convegnisti, ma anche sul ruolo che può giocare “nell’Italia di oggi” (ancora nel titolo) un appuntamento come la Settimana sociale. Nell’esangue panorama culturale italiano, difettano infatti spazi di reale dialogo e di confronto sui temi urgenti della Nazione, in cui si incontrano persone che giungono da tutti i territori e le sensibilità del Paese, in cui convergono cultura alta e cultura diffusa, in cui convivono i percorsi ecclesiali consolidati e quelli innovativi di movimenti e nuove comunità. Qualcosa di più e di inatteso è emerso tuttavia nella prima giornata dei lavori. E i segni e i segnali sono stati autorevoli al massimo grado, perché pervenuti da Benedetto XVI e dal card. Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana.

 

Quello del papa alla Settimana sociale non è stato solo un saluto. Lo si desume dall’ampiezza del messaggio e dal contenuto fortemente programmatico. L’intervento del card. Bagnasco, posto come relazione d’apertura, non è stata certo di circostanza. Nell’ampia riflessione (52 minuti, altro segnale) ha offerto un grande affresco, d’impianto filosofico e teologico, sulla fisionomia , sulla presenza e sul ruolo dei cattolici nel Paese, con una marcata sottolineatura dell’identità cristiana – “Non siate sale e luce, ma siete sale e luce” – da vivere senza alterigia ma nemmeno con timidezza o senso d’inferiorità culturale, sino a rilanciare l’appello – già presente nel messaggio di Benedetto XVI – di una nuova generazione di cattolici impegnati in politica.

 

Se a questo complesso di segni e di segnali si aggiunge l’intervento decisamente stimolante (molti applausi del pubblico) del prof. Luca Diotallevi, vice presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane, il quadro delle indicazioni si arricchisce maggiormente. Diotallevi ha messo provocatoriamente i cattolici con le spalle al muro: cosa significa servire il bene comune in un Paese attraversato da dinamiche divaricanti? Ulteriore affondo: serve l’Italia al bene comune nazionale, europeo e mediterraneo?

 

Se ne desume una promozione di rango della Settimana sociale. Non più un importante convenire della Chiesa italiana (ma pur sempre uno dei tanti appuntamenti nel fitto calendario ecclesiale) ma lo spazio più rilevante e autorevole di riflessione e di dialogo tra le componenti e correnti di pensiero della comunità cattolica italiana nell’esercizio di guardare tutti assieme al Paese. Anche la politica torna ad avere cittadinanza, ma accanto a tutte le altre dimensioni del vivere oggi.

Benedetto XVI ha ringraziato infatti «per il contributo di riflessione e di confronto che, a nome della Chiesa in Italia, volete offrire al Paese». Suona come un’investitura, ma va oltre: «Vi incoraggio a sentirvi all’altezza della sfida che vi è posta innanzi», ovvero far sì che la Chiesa sia «capace di offrire un orientamento creativo per il futuro di una Nazione». Tanto da auspicare che «alla vigilia del 150° anniversario dell’unità nazionale, da Reggio Calabria possa emergere un comune sentire, frutto di un’interpretazione credente della situazione del Paese; una saggezza propositiva, che sia il risultato di un discernimento culturale ed etico, condizione costitutiva delle scelte politiche de economiche. Da ciò dipende il rilancio del dinamismo civile».

 

La qualità del lavoro nei venti gruppi di approfondimento di questo pomeriggio e di domani mattina sarà un primo segno e un preciso segnale verso la maturità della Settimana sociale.

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