Un amore che va oltre l’incertezza

Oltre sessanta docenti universitari e studiosi dei servizi sociali hanno partecipato al seminario internazionale organizzato da Social-one. Giorgio Perlasca esempio dell’agire agapico
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Oltre sessanta tra docenti universitari, sociologi e studiosi del servizio sociale provenienti da Argentina, Brasile, Austria, Germania, Russia, Belgio, Francia e Italia hanno preso parte al Seminario internazione: L’agire agapico come categoria interpretativa per le scienze sociali organizzato dal Gruppo scientifico “Social-one, scienze sociali in dialogo”, svoltosi al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo dal 17 a 18 gennaio 2011.

 

Ma cosa si intende per agire agapico: «Definiamo l’agape – spiega Gennaro Iorio, sociologo, professore associato dell’università degli studi di Salerno – come un’azione, relazione o interazione sociale, nella quale i soggetti eccedono (nel dare, nel ricevere, nel non rendere o non fare, nel tralasciare) tutti i suoi antecedenti, e dunque, offre più di quanto la situazione richieda. Pertanto, l’agape si definisce a partire da sé e per sé senza interesse, senza ritorno, contabilità o giustificazione. L’agape si mostra nella sua prassi. Quindi, non è un’agire utilitaristico, di scambio di mercato, perché nessuno offre o domanda secondo un principio di calcolo delle utilità marginali per se stesso, né è fondata su un principio di giustizia del dare o rendere secondo un criterio distributivo. Non afferisce neanche alla logica della solidarietà, che implica un rendersi partecipe di una condizione non propria, o di avere l’adesione o la stima degli altri alla propria posizione sociale. In generale l’agape per nascere non presuppone neanche reciprocità, in quanto chi ama, spesso, si trova a rompere il circuito del rendere: ad esempio non restituisce uno schiaffo a chi l’ha dato per primo. Comunque l’atteggiamento agapico, per attivarsi, non parte dal presupposto che l’altro ricambi il gesto».

 

Social-One è un gruppo internazionale di sociologi e studiosi del servizio sociale, che vuole portare avanti un’esperienza di vita, di studio e di confronto attraverso una dinamica dialogica di ascolto e di reciproca apertura, attingendo al carisma di Chiara Lubich, mirando ad elaborare concetti, modelli e spunti di riflessione. Da oltre 10 anni ha l’obiettivo di analizzare alcuni concetti chiave delle scienze sociali, attraverso una lettura duplice che, a partire dalla tradizione sociologica, metta in luce il “novum” rappresentato dal carisma dell’unità.

 

A leggerne il titolo si capisce che lo scopo del Seminario è arduo. Proviamo a chiedere una piccola direzione a Gennaro Iorio: «L’obiettivo di questo seminario di studio è, nello specifico, conferire all’agape la dignità di un concetto utile al lavoro interpretativo e, allo stesso tempo critico, delle scienze sociali. In particolare vorremmo definire un concetto che possa essere utilizzato nel lessico sociologico sia nella prospettiva di una sociologia morale, cioè dell’analisi dell’agire sociale a partire dagli orizzonti ideali dei soggetti, prospettiva di lavoro da cui parte Boltanski, sia di analizzare atteggiamenti e comportamenti generali, non necessariamente espressi da membri di gruppi o soggetti di fede cristiana, nell’ipotesi che l’agape sia una possibilità fenomenologica, accanto alle molteplici logiche di espressione del sociale, mai abbastanza evidenziata».

 

Social-one, dopo una serie di studi sulla relazione sociale, sul conflitto, su rapporti sociali e fraternità, da circa tre anni, grazie alla lettura di un’opera di Boltanski, sociologo francese moderno tra  i più importanti, ha lanciato la prospettiva di nuova categoria concettuale legata all’agire agapico, ossia ad un amore che vada al di là dell’incertezza, del caos, del consumismo tipico delle società contemporanee e che, anche grazie a studi sull’argomento degli autori classici, possa allargare l’orizzonte e la propria proposta di confronto.

 

Il seminario aveva quindi l’obiettivo di presentare alla Comunità scientifica alcune piste di lavoro intraprese e da intraprendere sull’agire agapico. Nell’introduzione Vera Araujo, coordinatrice di Social-One, ha messo in evidenza che in questi due anni «abbiamo avuto modo di colloquiare con vari sociologi italiani e di altre nazioni su questo argomento, arricchendoci e sentendoci incoraggiati a proseguire. Presentiamo oggi qui, come una tappa del nostro percorso, l’approfondimento di un aspetto del concetto stesso dell’agire agapico. È ovvio che tutto non si esaurisce qui. Ma è nostra intenzione mettere un “punto fermo” nella nostra proposta, un punto di riferimento per il nostro camminare, del nostro andare avanti».

 

Grande interesse hanno suscitato le relazioni dei professori Michele Colasanto, dell’università Cattolica di Milano, e di Gennaro Iorio, dell’università di Salerno. Singolare e molto riuscita la scelta di scegliere una sorta di “guida” per leggere gli aspetti importanti ed anche quelli critici dell’agire agapico. La scelta è caduta su Giorgio Perlasca, riconosciuto come “uomo giusto” in Ungheria, Israele, Stati Uniti, Spagna e in Italia. Come noto, nel 1944, nell’inverno di Budapest, riuscì a salvare dal genocidio migliaia di persone, la stragrande maggioranza dei quali ebrei. Lui, fascista militante e volontario per il dittatore Franco di Spagna, cattolico non praticante, che amava i piaceri della vita, commerciante, si spacciò per console spagnolo quando l’ambasciatore fuggì improvvisamente per il precipitare della situazione, offrendo protezione a più di cinquemila persone. Lui, imbrigliato nel finale vorticoso della seconda guerra mondiale in un paese sconosciuto, senza documenti né soldi, anziché pensare a salvare la propria vita, rimase in una situazione di pericolo. Attraverso la lettura in controluce delle azioni di Perlasca, Colasanto ed Iorio hanno dato un lavoro, ricco di spunti e di sollecitazioni che ha contribuito ad un confronto aperto e denso di possibilità per un lavoro futuro, considerando anche le utili note critiche che sono state avanzate.  

 

La discussione ad opera di tre docenti – il prof. Magatti, preside della Facoltà di Sociologia della Cattolica di Milano, Raffaele Rauty, dell’università di Salerno, ed Elisabetta Neve dell’università di Padova – ha contribuito a mettere ancora più in luce la dignità e il contributo della proposta di agire agapico pur nella sollecitazione di varie piste di riflessione. Hanno arricchito il seminario oltre 20 “paper”, relazioni scientifiche che rimandano ad un approfondimento e a spunti di ricerca. Una delle novità è stata l’offerta di una visione non più solo europea o comunque dell’occidente, culla della sociologia classica, ma una visione che, pur partendo dai classici, offre uno spettro di lettura più ampio e pone altre piste di ricerca, guardando ad esperienze nuove o comunque poco conosciute.

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