Un altro Natale

Da cercare dentro e fuori di me, da provare a riempire di senso, da condividere senza lasciarmi sopraffare dai suoi nauseabondi cliché

In questo spazio/tempo compresso tra un governicchio e l’altro, tra Aleppo e Berlino, galleggio. Aggrappato come tanti alle mie speranze, mal difese dagli assalti di infinite ansie, inquietudini, magoni. Sotto le luminarie delle nostre opulenze, circondato da troppe omelie e requisitorie, strilli pubblici e privati sospiri, tiro innanzi anch’io. Così spesso smarrito perfino a me stesso. Ogni giorno scarto – in entrambi i sensi del verbo – sempre nuove domande. Riempio le ore senza neanche capire se sono le cose a rincorrermi o io a rincorrere loro.

 

Di quale materia, di quale parole e pensieri, e di quali gesti, è davvero fatto l’amore?

 

A volte il Mondo m’è così intollerabile che vorrei fuggirne, altre m’intenerisce e commuove. Vorrei esser capace di volergli più bene, saper accoglierlo anche nelle sue nefandezze, sentire più miei i suoi disastri; e nel contempo, essere così forte da non farmene contaminare o schiacciare. Ancora non riesco a trovare un equilibrio, una compatibilità tra queste opposte pulsioni. E mi chiedo se sia giusto imparare a conviverci o se esista un qualche modo per armonizzarle.

 

Un altro Natale. Da cercare dentro e fuori di me, da provare a riempire di senso, da condividere senza lasciarmi sopraffare dai suoi nauseabondi cliché. Tanti auguri, amici miei. A tutti e a ciascuno, credenti o meno che siate. Vorrei che la banalità di questi pensieri lasci come unica traccia il desiderio di un abbraccio, almeno virtuale.

 

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