Torino e la Sindone

Al via l?Ostensione del celebre telo. Prenotati un milione e mezzo di visitatori. Un evento non solo turistico, ma un'occasione di riflessione e di preghiera
Sindone - folla


Si potrà di nuovo contemplare il celebre telo riportato all’antico splendore, dopo l’intervento di restauro che ha portato alla rimozione dei lembi di tessuto bruciati nell’incendio di Chambéry del 1532. Inoltre ci sarà la novità delle immagini 3D, che permettono di vedere la Sindone più da vicino e con maggior dettagli.

 

Sarà la decima Ostensione, la prima avvenne nel 1578. Sono già più di un milione e 400 mila le persone prenotate per la visita; ne sono attese almeno un milione e 800 mila. Le previsioni più ottimistiche parlano di due milioni e mezzo di pellegrini, così come avvenne nell’ostensione del 1998 (nel 2000 furono invece un milione e mezzo).

 

Intanto, ci si chiede, ma Torino come vive l’evento? La città non è riempita di dichiarazioni di “passione” come per le Olimpiadi Invernali. Ci sono pochi cartelloni che segnalano l’evento. Sembra prevalga quel sottotono così tipico di Torino, segnato dalle due anime della città, quella laica e quella religiosa, così tenaci, che a volte vanno a braccetto, a volte si snobbano a vicenda, ma mai con toni appariscenti.

 

Un sottotono che si può presto catalogare come indifferenza. La realtà è un po’ diversa. La si può comprendere dalle parole del cardinal Severino Poletto, Arcivescovo di Torino: «L’ostensione è essenzialmente un evento spirituale e religioso e non commerciale o turistico». È volutamente «un’opportunità per tutti di migliorarsi, di far germogliare la fede ascoltando il messaggio della sofferenza di Dio e dell’uomo».

 

Non è occasione per alimentare talk shows televisivi o incrementare i fatturati del turismo cittadino. È un momento di intima riflessione, di preghiera, di condivisione. Un momento assai raro nella nostra civiltà così mediaticamente aggressiva. Un momento, quindi, da non perdere.

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