Testimoni via web

Si è concluso il convegno della Cei sulla comunicazione. Un bilancio del direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, mons. Domenico Pompili, e di Vincenzo Grienti, responsabile dei contenuti web del sito dell'evento.
Testimoni digitali

La piccola folla di operatori della comunicazione che ha riempito l’aula Paolo VI la mattina di sabato 24 marzo, giornata conclusiva di “Testimoni digitali”, è stata la prova che gli organizzatori potevano dirsi soddisfatti dell’evento. E in linea con i recenti sviluppi della rete, punto di forza per coinvolgere anche chi a Roma non è arrivato è stato proprio internet. «È chiaro che in un convegno dal tema "Testimoni digitali" – ci spiega Vincenzo Grienti, responsabile dei contenuti web – molto si è puntato sul sito. www.testimonidigitali.it ha registrato solamente nei giorni del convegno 105 mila accessi e circa 17 mila "play" alla diretta. Un numero che si aggiunge alle migliaia di utenti del web che dal 24 gennaio scorso hanno interagito con i blog, la community, nelle pagine dei social network appositamente create per l’occasione: è il caso del gruppo ufficiale del convegno su Facebook, curato da un animatore della comunicazione e della cultura, che ad oggi conta circa 700 iscritti».

 

A confermare la buona riuscita del tutto è anche mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei: «Il bilancio è indubbiamente positivo per una serie di motivazioni: per la partecipazione, ma soprattutto per i contenuti emersi. In particolare, le parole di papa Benedetto hanno invitato a tornare nelle nostre rispettive attività pastorali ordinarie con un impegno in più sul fronte della comunicazione e della cultura. È un bilancio positivo perché ci ha fatti incontrare, confrontare e scambiare le esperienze che con passione per la Chiesa si costruiscono quotidianamente a livello diocesano e parrocchiale, nell’associazionismo e nel nostro impegno per le comunicazioni sociali e la cultura all’interno dei movimenti ecclesiali in cui ci troviamo ad operare. Mi ha colpito poi la partecipazione dei giovani».

Sono state quindi poste le basi per i futuri sviluppi in questo settore, cruciale per la Chiesa nel terzo millennio: «Nel mio intervento in Aula Paolo VI – prosegue mons. Pompili – ho fatto riferimento all’immagine evangelica del "vino nuovo in otri nuovi". Il nuovo resta la Buona Notizia, quella che ogni cristiano è chiamato a trasmettere nella cultura di oggi. Il vecchio, paradossalmente, è la stessa comunicazione, che è soggetta a innovazioni veloci e presto datate». Di qui la centralità dell’impegno di ciascuno per dare un’anima a questa comunicazione apparentemente “effimera”: «Ciò che fa la differenza resta l’uomo e le sue qualità comunicative, fatte di un’identità precisa, di una curiosità vera per l’interlocutore e di una credibilità a tutto tondo».

 

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons