Tagli ai Comuni, comune è la protesta

A Milano sindaci di ogni colore politico in piazza contro la manovra: non solo per l'ipotesi di accorpamento dei piccoli comuni, ma anche per il rischio eliminazione di servizi essenziali ai cittadini
sindaci

Nella capitale dell’economia e della finanza si sono ritrovati sindaci provenienti da tutta Italia, per riaffermare dignità e autonomia e manifestare il proprio dissenso contro una manovra che vuole i tagli e l’accorpamento delle amministrazioni con meno di mille abitanti.

 

L’appuntamento è alle 11 sotto la sede delle Regione: per dirla alla milanese, all’ombra del Pirellone. Mille, anzi di più, forse sono quasi duemila, le cifre come al solito in questi casi sono discordanti. Ci sono i sindaci dei comuni interessati dagli accorpamenti, ma anche quelli delle maggiori città della Penisola. Guidano giunte di centrodestra e di centrosinistra: una volta tanto, tutti sono d’accordo. E c’è anche il governatore della Lombardia Formigoni: si augura che dal vertice che è in corso ad Arcore tra Berlusconi e Bossi maturi l’ipotesi di uno Stato più magro, che avvenga «una drastica riduzione delle tasse ai cittadini, dei tagli agli enti locali e vengano varati provvedimenti strutturali». E uno snellimento dell’elefantiaca macchina burocratica dello Stato: «Se si amministrasse come la Lombardia – afferma – si risparmierebbero sette miliardi di euro». Formigoni poi si dice contrario «all’eliminazione dei piccoli comuni, ma favorevole all’accorpamento delle loro funzioni».

 

Nell’auditorium della Regione si susseguono gli interventi: «Ci aspettiamo – dice il sindaco di Milano, Pisapia – che la manovra, almeno per quanto riguarda la parte sui comuni, venga completamente ritirata. Per questo è importante essere uniti sui bisogni dei cittadini. E la protesta deve essere bipartisan, al di là di ogni pregiudiziale politica: quando si parla di servizi sociali da erogare ai cittadini non c’è destra né sinistra. Questa è una manovra ingiusta e ingiustificabile».

 

Poi il corteo fino a piazza della Scala: «È stata una scelta dovuta a un numero di presenti al di là di ogni previsione, ma anche un gesto simbolico: i sindaci non si chiudono nelle aule di Palazzo Pirelli, ma vogliono parlare ai cittadini. Nessun sindaco, di destra o di sinistra, può permettere che vengano tagliati i servizi essenziali». Il corteo è aperto da uno striscione con la scritta “Giù le mani dai comuni. Più forte il tuo comune più forti i tuoi diritti”. Marciano in prima fila il sindaco di Verona, Tosi (Lega Nord), quello di Roma, Alemanno (Pdl), e quello di Torino, Fassino (Pd). Arrivati in piazza della Scala, cantano insieme l’inno nazionale. «Se le cose restano come ora, i tagli saranno devastanti: l’anno prossimo avremo 270 milioni di euro in meno per Roma – afferma Alemanno –. Sono tagli che riguardano servizi essenziali ai cittadini, la mobilità e i servizi sociali».

 

Intanto in Prefettura il ministro Maroni incontra una delegazione di sindaci, tra cui Alemanno, Pisapia, Fassino, e il presidente dell’Anci, Osvaldo Napoli. A Maroni vengono regalati la maglietta e il cappellino della protesta, con scritto “Io non sono uno spreco” e “giù le mani dai Comuni”.

 

A riunione conclusa trapelano indiscrezioni e messaggi, alcuni ottimistici e di disponibilità nei confronti delle richieste dei Comuni da parte del ministro Maroni, ma nulla di concreto, in attesa di quanto emergerà dal vertice con il presidente del Consiglio. Così ci si autoconvoca a Roma per una nuova riunione del direttivo dell’Anci, che ha deciso uno stato di mobilitazione permanente fino a quando non ci saranno risposte chiare e soddisfacenti sui tagli agli enti locali previsti in manovra.

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