Tagle: «Contro la fame, il grido della Caritas»

La Caritas Internationalis presenta lo studio sulla sicurezza alimentare nel mondo. Falliti gli obiettivi del millennio, la Chiesa prosegue la campagna per sconfiggere la fame entro il 2025. Una sfida difficile e una denuncia: «Anche all'Expo ci sono sprechi alimentari»
spreco alimentare

L'abbraccio tra due cardinali, l'honduregno Óscar Maradiaga e il filippino Luis Tagle segna il passaggio del testimone alla guida della Caritas Internationalis. Riservato e sorridente, l'arcivescovo di Manila si scusa con i giornalisti perché non parlerà in conferenza stampa come previsto dal programma: «Lo faccio per responsabilità nei confronti di un incarico delicato che devo ancora assumere pienamente». Ha in mano l'ultimo report della Caritas sulla insicurezza alimentare, «un grido che Dio-Carità ci dà per sconfiggere la fame mondiale», annuncia dal palco dell'auditorium dell'Expo.

Non è un sogno. «Cibo per tutti», il piano della Chiesa contro la fame, rende visibile la strategia per abbattere la fame mondiale: creare fonti di acqua, migliorare l'irrigazione, fornire sementi ed attrezzi, aiutare i piccoli agricoltori a sfruttare al meglio la terra di cui dispongono. Azioni concrete che diventano modelli da condividere con il mondo, grazie alla presenza della Caritas in centosessanta Paesi. Come il Brasile, dove i contadini hanno imparato a conservare le sementi autoctone creole, in modo da  non dover dipendere dall'acquisto di semi; l'India, dove i piccoli agricoltori autoproducono concime e pesticidi a basso costo, evitando di indebitarsi; oppure la Somalia, dove le vedove hanno imparato la coltivazione della moringa, una pianta molto richiesta.

Per la Caritas, le principali causa dell'insicurezza alimentare sono economiche: il mancato accesso alle risorse e ai mercati.

Determinante è la sfida del reddito. Creare piccole imprese, come panetterie e sartorie, aiuta le famiglie rurali ad avere un reddito costante per nutrire i figli. «Tutto sarà inutile senza una radicale azione diplomatica. I Paesi devono cambiare le politiche agricole che danneggiano i poveri, riconoscendo il cibo come diritto umano fondamentale», spiega il cardinale Óscar Maradiaga che si scaglia contro la corruzione: «È figlia della fame, perché per avere un pezzo di pane gli uomini, soprattutto i più giovani, sono disposti a tutto. Dobbiamo rompere questo circuito dando lavoro».

Anche nell'alimentazione, torna il tema della corruzione, contro cui papa Francesco ha più volte chiesto di lottare senza timore.

Se l'azione coordinata nelle campagne di tutto il mondo sconfiggerà la fame, sarà solo con una contemporanea azione nei paesi più ricchi. «Ci sono troppi sprechi alimentari, per questo sconfiggere la fame è possibile», ammette l'arcivescovo di Trento Luigi Bressan, presidente della Caritas italiana. Persino l'Expo, dove lo spreco è denunciato da una gigantesca discarica di cibo, è inciampato nel peccato del consumismo alimentare. «Stiamo facendo fatica a recuperare l'invenduto dei centri di ristoro dell'Expo, perché le leggi sono stringenti e non possiamo correre rischi sanitari; ma con il cibo avanzato vogliamo alimentare un refettorio creato per i poveri», così monsignor Luca Bressan, presidente della Caritas ambrosiana, parla del progetto della Chiesa milanese, alla presenza del commissario Giuseppe Sala.

Resta ancora sconosciuta la quantità di pasti che finisce nella spazzatura ad ogni chiusura dei cancelli. Eppure, questo sperpero nel tempio dell'agricoltura sostenibile, ha il sapore di un'amara vendetta del capitalismo alimentare.

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