Stranieri a scuola d’italiano

A Bari corsi di lingua e di cultura per rispondere alle richieste di decine di immigrati
test d'italiano per immigrati

A Bari, città aperta ai flussi migratori, alcuni residenti, coordinati dall’associazione Igino Giordani e dai volontari di Umanità Nuova, hanno risposto all’appello dei numerosi stranieri, in particolare somali e cubani, di poter imparare la lingua italiana.

Inizialmente, la proposta è stata accolta da un paio di insegnanti in pensione, che sono stati interpreti nel campo profughi di Palese, in occasione dell’accoglienza dei rifugiati kosovari. «Non avevamo un luogo dove tenere le lezioni – raccontano – finchè alle 14.30 di un pomeriggio di fine estate, abbiamo osato chiedere al responsabile della “Teca del Mediterraneo” (biblioteca del Consiglio della Regione Puglia) la disponibilità di una sala. La risposta è stata immediata, ci hanno messo a disposizione l’aula didattica con la lavagna. Un’altra lavagna ci è stata donata da una delle prime allieve, Ana, della Galizia».

 

Durante l’anno, spiegano, «si sono succedute alcune riunioni per fare in modo che l’iniziativa nascesse dalla partecipazione di ciascuno, secondo un’impostazione condivisa. Dal 5 ottobre 2010 ad oggi si stanno svolgendo le lezioni d’italiano per persone di altre nazionalità, due pomeriggi a settimana, con grande puntualità e serietà da parte dei docenti. Alcuni corsisti hanno chiesto di essere aiutati a conseguire la certificazione legale di conoscenza della lingua italiana, utile per il permesso di soggiorno (nella foto, i test d’italiano per stranieri). C’è un corso di primo livello, con diversi ragazzi somali (tutti mussulmani), in contemporanea e nella stessa aula didattica si svolge la lezione di secondo livello e, infine, c’è un corso base in un’altra sala».

 

«Abbiamo sentito di trovarci in un’avventura divina, convinti che lo spartito sia scritto in cielo e che man mano avremmo visto crescere il progetto per il bene di una comunità sempre più multietnica», raccontano gli insegnanti. Spesso è necessario un approccio “one to one” (“uno ad uno”, come ad esempio per una coppia di lettoni ed un giovane georgiano) che vengono seguiti fino a quando non si inseriscono nei gruppi.

 

La scuola si arricchisce sempre di nuove presenze, con poco meno di una sessantina di partecipanti, tra cui risulta numerosa la presenza di donne georgiane. La vita della scuole è coinvolgente e suscita azioni di reciprocità: una giovane cubana ha proposto di tenere a tutti lezioni di computer.

 

In occasione degli auguri di Natale sono stati offerti i dolci che i volontari avevano regalato e anche alcuni studenti hanno contribuito, preparandone altri. Negli ultimi giorni la professoressa della Facoltà dove studia uno dei docenti (che è già interprete e si è iscritto al corso di laurea in Lingue e Letteratura Straniere) ha proposto di sottoscrivere una convenzione di tirocinio a firma del preside della Facoltà, per far svolgere le lezioni ai giovani laureati multilingue.

 

Si pensa già all’organizzazione di un incontro in cucina (sempre nell’ambito dei corsi di lingua) per aiutare soprattutto le badanti a preparare i cibi tradizionali, con attenzione anche agli elementi nutrizionali. Le più interessate per ora sono le tre cubane, tra le quali una è la promessa sposa di un italiano. I libri adottati ufficialmente per le lezioni sono del “Centro per stranieri La Pira” di Firenze, che è diventato il riferimento per consigli e suggerimenti sui corsi.

 

Nel mese di gennaio è ufficialmente pervenuto alla scuola il “patrocinio” dell’Ufficio scolastico regionale del ministero dell’Istruzione. Nel mese di febbraio la scuola ha partecipato, dietro espresso invito di don Gianni De Robertis, responsabile della Caritas-Migrantes della diocesi di Bari, alla preparazione e al primo incontro del Forum delle associazioni familiari al quale hanno partecipato anche gli immigrati. Tutti gli anni alcuni dei volontari della scuola partecipano anche al pranzo che si svolge in occasione della Giornata mondiale dei migranti. Questa esperienza, dicono alcuni di loro, «è la nostra vocazione: costruire la fraternità nella città come tasselli di testimonianza di un mondo già unito».

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