Sipario! In scena il contemporaneo

Un’ampia vetrina di ricerca sui linguaggi della drammaturgia contemporanea, un’agorà di sperimentazione: ecco il festival delle Colline torinesi
Festival Colline torinesi

È tra i festival storici più autorevoli per l’ampia vetrina sulla ricerca di linguaggi della scena contemporanea, la sperimentazione, il lavoro sulla drammaturgia e l’idea di agorà, tipica della polis. Nella sedicesima edizione la scena è di gruppi come Fibre Parallele, Krypton, Compagnia della Magnolia, ma anche di singoli come Guillaume Vincent con la Comédie de Reims o come l’attore e danzatore della Costa d’Avorio, Franck Edmond Yao, e l’attrice tedesca Cornelia Dörr. Il festival è stato inaugurato dalla compagnia riminese Motus, con Una tragedia greca, terzo momento del progetto Antigone (spettacolo che ha come impalcatura più Brecht che Sofocle), con Eteocle e Polinice morti non combattendo l’uno contro l’altro, ma per la casualità assassina della guerra. Di rivoluzione e di violenza del potere parla anche, Alexis che testimonia l’analogo dramma di Alexandros Andreas Grigoropoulos, il ragazzo di quindici anni ucciso nel 2008 dalla polizia greca. Interpretato da attori italiani, greci, serbi, il dramma ripropone il tema della giovinezza violentata e sofferente, già dominante nell’edizione 2010 del festival.

 

Una straordinaria prova di una delle attrici più duttili della scena italiana, Ermanna Montanari, si è avuta con Ouverture Alcina, sui testi di Nevio Spadoni, cultore di un dialetto selvatico. La storia racconta di due sorelle vissute nel secolo scorso in un villaggio della campagna romagnola, una delle quali impazzisce per amore. Sullo sfondo c’è l’Orlando Furioso. Nel poema di Ludovico Ariosto, Alcina perde tutto il suo potere di incantatrice, capace di sedurre e trasformare gli uomini, quando si innamora di Ruggiero. Abbandonata dal cavaliere, si riduce a una pena straziante e inguaribile. La forza della lingua di Spadoni è contrappuntata dalle musiche di Luigi Ceccarelli, compositore elettroacustico, che ha creato una partitura capace di dare forma al terremoto interiore che squarcia la fata. Ouverture Alcina diventa quasi un combattimento tra la potenza della voce e quella della musica: un "canto" in dialetto romagnolo, lingua aspra e arcaica, che fa della propria incomunicabilità quasi un punto di forza. Non c’è azione, non c’è dramma: solo l’errare della voce vagabonda, visione fabulatoria in cui ci si può perdere come nello schianto dei sogni.

 

Infine Sonno, del gruppo di ricerca Opera: un universo onirico, per certi versi alla Edgard Allan Poe, che continua ad essere esplorato da Vincenzo Schino e dai suoi attori. Lo abitano presenze fragili ed erranti: come le streghe di Macbeth o le figure tormentate di Cetera e Goya, creature mitologiche per metà uomini, per metà animali o bambini senza volto. Sonno è un’indagine sul doppio e sul problema della sua rappresentazione teatrale. Grazie all’incrocio di due mondi, quello visivo del pittore Francisco Goya e quello visionario del Macbeth di Shakespeare, il sonno e la materia onirica diventano la chiave per indagare sulla creazione artistica. Riferimento costante è soprattutto il linguaggio del ritratto: i grandi dipinti a olio presenti in scena sono i veri protagonisti della riflessione drammaturgica.  Ogni figura ha una sua duplicità dello stare in scena, di qua e di là della soglia tra l’umano e l’animale, tra il regno dei vivi e quello dei morti, tra il soggetto e la sua raffigurazione. Sul palcoscenico convivono e si susseguono due momenti distinti: quello nero e quello bianco. Il nero, in proscenio, con i tre grandi dipinti, è il luogo della tecnica, il bianco, sull’intero palcoscenico, dell’azione drammatica.

 

Per altre informazioni consultare il programma del XVI Festival delle Colline Torinesi. Vari i luoghi coinvolti nelle rappresentazioni: teatro Astra, Cavallerizza reale, Fonderie Teatrali Limoni Moncalieri, teatro Gobetti, Carignano, Chiesa dei Battù (Precetto Torinese), San Pietro in Vincoli. Fino al 23 giugno.

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