Serve buon senso per salvare questa povera Italia

Presentato il venticinquesimo Rapporto Italia, indagine conoscitiva compiuta dall’Eurispes sulla condizione del Paese. Le emergenze sono legate al generale peggioramento della situazione economica e alla diffusa sfiducia nelle istituzioni. L’unica svolta possibile: il ritorno al buon senso
Senza fissa dimora per strada

Prendete un po’ di cura del territorio, mescolate con la manutenzione delle strutture pubbliche e amalgamate il tutto con le risorse da destinare alla ricerca. Insaporite con qualche goccia di occupazione femminile e aggiungete integrazione degli immigrati quanto basta. Ecco la semplice ricetta di una società coesa e solidale, proiettata verso il futuro, orientata al principio del buon senso.

Proprio gli ingredienti che sembrano mancare all’Italia fotografata dall’indagine Eurispes. Un’Italia sempre più ripiegata su se stessa, incapace di pensare un futuro, pericolosamente intrappolata nell’etica del presentismo. «Il sistema politico, istituzionale, mass-mediale ci ha diseducati e programmati per il presente non per il futuro – spiega Gian Maria Fava, presidente dell’Eurispes -. Il presente non è esigente, basta viverlo così com’è, adeguandosi, cercando di trarne il maggior vantaggio possibile».

Protagoniste di questo processo di cancellazione del futuro sembrano essere proprio le istituzioni che, impegnate a garantire e mantenere il proprio status quo, poco fanno o hanno fatto per promuovere il cambiamento. «Moltiplicando le proprie competenze e il proprio potere di interdizione hanno avviluppato ogni espressione del vivere associato in una rete a maglie sempre più fitte. In questa rete – continua Fava – la conservazione e la procedura trionfano sull’innovazione e la sperimentazione di nuove vie». Bombardati da tasse gravose e arbitrarie, piegati sotto il peso della spending review, gli italiani covano un profondo rancore nei confronti delle Istituzioni: calo della fiducia nel Presidente della Repubblica (meno 18 percento rispetto all’indagine 2012): dato significativo per un’istituzione sempre al vertice dei consensi, crollo della fiducia nel Governo (meno 82 percento) e nel Parlamento (meno 89 percento).

La situazione è resa ancora più critica dalla crisi economica che ha travolto le famiglie italiane: l’80 percento dei cittadini è convinto che la situazione economica sia peggiorata negli ultimi dodici mesi e più della metà è certa che peggiorerà ulteriormente. La condizione economica delle famiglie è in effetti preoccupante: il 62,8 percento non riesce ad arrivare a fine mese, se non con grandi difficoltà, il 60,0 percento è costretta a ricorrere ai risparmi, questi ultimi sempre più compromessi (solo il 20 percento riesce a risparmiare). Il generale impoverimento italiano sembra legato a tre principali fattori che hanno ostacolato la produzione di nuova ricchezza: il blocco anagrafico della trasmissione familiare delle ricchezze, la famosa eredità che oggi tarda ad arrivare per l’allungamento dell’età media della popolazione; la struttura del parco imprese italiano, eterogenea e multifunzionale ma sostanzialmente paralizzata dall’assenza di politiche che ne favoriscano la ripresa; la spesa pubblica, non veicolata verso l’incremento del flusso economico del paese. La consapevolezza della crisi ha provocato un'epidemia di buon senso: l'89,9 percento degli italiani ha ridotto le spese per i regali, l'84,8 ha ridotto le spese per viaggi e vacanze, l'83,1 percento quelle per l'estetista. Travolti dalla crisi gli italiani hanno ridotto le spese per la benzina usando di più i mezzi pubblici (52,2 percento) e hanno aderito a campagne di riciclo veicolando gli acquisti verso i mercati dell'usato (38,4 percento).

Interrogata sulle sue più profonde contraddizioni – dubbi e certezze, dentro e fuori, vecchiezza e giovinezza, crescita e sviluppo – l’Italia si dichiara corrosa dalla sfiducia e piegata dalla crisi, ma ancora profondamente ricca di un patrimonio di solidarietà e cultura, ancora in grado di proporre strategie di risparmio e coesione.

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