Sei sedie vuote

Negli ultimi giorni alcune immagini di poltrone e sedili vuoti hanno fatto il giro del mondo. Ma non sono postazioni tutte uguali: Bocassini, Snowden, Idem, Colombo, Khalifa al-Thani, papa Francesco
Consiglio dei ministri

Il sedile vuoto è salito al proscenio internazionale, suo malgrado, ponendoci con la sua stessa presenza (che evoca un’assenza) delle domande scomode sul potere e sulla sua gestione.

C’è la sedia vuota della Bocassini «per vacanze da tempo stabilite», nel momento-clou della sentenza del processo Ruby. Un’assenza come sfregio al condannato-annunciato? Altezzosità del giudice o reazione sdegnata alle tante accuse ricevute? Ilda la rossa anche lei di accuse ne ha formulate non poche. La sedia da tribunale dei magistrati deve essere rispettata, così come è lecito aspettarsi che gli occupanti di tali sedie siano al di sopra di ogni sospetto, mai “contro” qualcuno, ma “per” la giustizia.

Altro sedile vuoto, è il posto nell’aereo Aeroflot Mosca-Cuba prenotato dal transfuga del Datagate, Edward Snowden: alcune decine di giornalisti, sapendo del suo previsto viaggio a L’Avana, avevano trovato a carissimo prezzo un biglietto per i Caraibi. Ma Snowden non s’è fatto vedere, creando tensioni da Guerra fredda. Le sedie degli uomini e delle donne legate ai servizi segreti sono le più bollenti che esistano. La nuova frontiera dello spionaggio, quello informatico e digitale, richiede regole internazionali che ancora non esistono.

Tornando in Italia, ecco la poltrona da ministro vuota: quella di Iosefa Idem, persona degna di ogni rispetto, che con le sue pagaiate ci ha fatto sognare, ma che ora pare cadere per una pagaiata di euro sottratti al fisco, non si sa ancora in che misura e se coscientemente o meno. Dispiace. Una buccia di banana può capitare a tutti, peccato che tanta gente che siede a Montecitorio e a Palazzo Madama, infinitamente più colpevole di Iosefa, siano ancora al loro posto. L’atleta potrà difendersi meglio, ora.

L’ultimo ministro se ne va, ma anche il primo. Altra poltrona ministeriale, anzi pluriministeriale, ad essere rimasta vuota è quella del senatore a vita Emilio Colombo, democristiano di primissimo corso, ultimo sopravvissuto della compagine dei costituenti. Se n’è andato in silenzio. Incappato in qualche problema con la giustizia per via di amicizie pericolose e di cocaina, Colombo lascia però un esempio di moderazione e specchiatezza nell’agire politico che andrebbero imitate.

Un trono vuoto è invece quello lasciato dall’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa al-Thani che, ancora sessantenne, ha abdicato in favore del figlio trentatreenne, Tamim bin Hamad al-Thani. Il Qatar è un crocevia fondamentale negli equilibri mediorientali e internazionali: a Doha, giusto per fare un esempio, sembra debbano essere avviati i negoziati tra Usa e talebani per l’Afghanistan. E pesanti sono le implicazioni belliche del Qatar in Siria. Ci saranno ripercussioni? Al Jazeera, tv dell’emirato, lo nega. Così come le tante imprese europee nelle quali il Qatar ha acquisito quote azionarie di controllo.

Infine, ecco la poltrona vuota più mediatizzata, quella di papa Francesco disertata al concerto organizzato per l’anno della fede nell’Aula Paolo VI da monsignor Fisichella ed altri prelati vaticani. Un gesto imbarazzante, ma anche chiaro: questo papa non vuole in nessun modo apparire un uomo dei privilegi. Anche lui è uomo di potere, e grande, ma di un potere che deve e vuole essere solo servizio, che vuole posporre ogni interesse personale al bene comune della Chiesa. Una sedia già privata di fregi e decorazioni dorate, semplice, ma pur sempre un trono. Su cui Francesco vorrebbe che sedesse sempre e comunque Gesù Cristo.

È sulla poltrona vuota di papa Francesco che dovrebbero misurarsi Ilda, Iosefa, Tamim, Edward… E tutti noi, che in qualche modo abbiamo i nostri piccoli o grandi poteri, la nostra comoda sedia, o la panchina, o un semplice strapuntino, un seggiolone.

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