Se una festa popolare diventa “motore di solidarietà”

La sagra delle patate, in corso a Godia (Udine), non è solo enogastronomia: attorno ad essa ruotano infatti il sostegno ad associazioni della società civile e altre iniziative benefiche
Sagra della patata di Godia

«Un motore di solidarietà»: così don Olivo Bottos, parroco di Godia e di Beivars alla periferia di Udine, ha definito la Sagra delle Patate di Godia, la cui 38^ edizione è in corso proprio in questi giorni fino a domenica 7 settembre. Oltre a promuovere una tipicità locale – la patata, appunto, di cui qui viene coltivata una varietà particolare grazie alla specificità del terreno – la manifestazione è anche il «motore» sia di una serie di associazioni e di altre realtà della società civile a livello locale, sia di diverse iniziative di solidarietà.

La sagra unisce in maniera ingegnosa il volontariato e un principio tipico della finanza come l'azionariato. A rendere possibile la realizzazione dei sei giorni di manifestazione, in cui si arrivano a distribuire anche 15 mila porzioni di gnocchi di patate – il piatto fiore all'occhiello della Sagra – sono gli oltre 200 volontari di ogni età, tra cui famiglie con nonni e nipotini compresi, che dal tagliare le patate al pulire i tavoli fanno funzionare il tutto come un orologio svizzero.

Nel contempo però varie associazioni e comitati di cui molti di questi volontari fanno parte si fanno per così dire «azionisti» del tutto, e ricevono una percentuale concordata di dividendi sui proventi dell'evento. Così la sezione locale dell'Associazione friulana donatori di sangue e dell'Associazione nazionale Alpini, il Gruppo giovani, il Gruppo anziani, i comitati del genitori della locale scuola primaria di primo e secondo grado e l'Associazione sportiva Fulgor possono sostenere le loro attività, dando un contributo significativo e a tutto tondo – dati gli svariati campi in cui operano – al tessuto sociale di questa comunità. Il tutto in collaborazione con le due parrocchie sopra citate, promotrici della sagra insieme alle associazioni.

Parte integrante della sagra però è anche la solidarietà propriamente intesa: parte del ricavato viene infatti offerto all'asilo notturno gestito dalla Caritas e all'attività missionaria di una religiosa presente in Costa d'Avorio, e la manifestazione ospita anche dei banchetti di beneficenza a favore del sostegno a distanza di due bambini indiani – avviato già da qualche anno – e della vicina casa di accoglienza per giovani madri. Insomma, chi va a mangiare lì un piatto di gnocchi o una porzione di frico – piatto di montasio, cipolle e patate, emblema della cucina tipica friulana – sa che non sta solo facendo un viaggio nell'enogastronomia locale, ma anche coniugando divertimento, solidarietà e sostegno alla comunità locale.

E i risultati si vedono: «Per me venire qui è questione di attaccamento ad un luogo che sento casa mia – afferma convinto Michele, che alla balda età di 25 anni non trova di meglio da fare che passare due fine settimana a friggere patate -, andando anche al di là delle barriere generazionali. Ci sono tanti ragazzi più giovani di me qui, continuiamo a vederci anche durante l'arco dell'anno perché abbiamo stretto tante amicizie, ed è bello lavorare accanto a chi questa sagra l'ha fondata per prenderne il testimone e portare avanti la tradizione». 

«Chi viene a lavorare qui lo fa perché ci crede – aggiunge Mario, intento alla preparazione degli gnocchi –, e se i numeri delle presenze alla sagra ci danno ragione, questo è prova di un gruppo coeso e dell'efficacia della testimonianza di una comunità unita». Purtroppo, osserva il presidente della sezione locale dell'Afds Francesco Fabbro, «si registra un calo delle donazioni dovuto non tanto allo scarso interesse per la donazione di sangue in sé, quanto alla scarsa consapevolezza dell'importanza dell'impegno civile. se Sagre come questa riescono invece a promuoverlo, possiamo dire che hanno centrato l'obiettivo».

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