Se ti iscrivi ti espello

La preside di una scuola australiana minaccia di espellere i minori di 13 anni che mantengono un account Facebook. Anche in Italia si discute sulla presenza dei giovanissimi sui social network  
Facebook

Semplice e lineare: la scuola deve insegnare a rispettare le regole; i termini per l'utilizzo di Facebook prevedono un'età minima di 13 anni; per cui «uno studente che contravviene alle regole, anche nel mondo digitale, potrebbe essere convocato dal preside per discutere della sua futura permanenza a scuola». Questo simil-sillogismo aristotelico, comparso nella newsletter della Harlaxton State School di Toowoomba (Australia), ha provocato una levata di scudi di alcuni genitori contro la preside Leonie Hultgren – «le reazioni di alcune madri postate su Facebook sono irriferibili», commenta la corrispondente del quotidiano The Age; ma ha anche raccolto il sostegno del direttore del locale dipartimento per l'Istruzione, di diversi psicologi e pedagogisti, nonché degli esperti di sicurezza informatica della polizia. I pericoli che i giovanissimi possono correre in rete non sono una novità, «e se i genitori non fanno il loro lavoro di proteggere i figli – ha commentato una poliziotta – allora tocca agli insegnanti».
 
A chi ritiene che la preside si sia allargata un po' troppo, arrivando a disciplinare anche una parte della vita degli alunni che non la riguarda, la Hultgren ha risposto che «ci sono stati diversi casi in cui uno studente o un docente sono stati denigrati su Facebook: e questo fa sì che la scuola sia direttamente coinvolta». Oltretutto, aggiunge in una lettera aperta ai genitori, se ai ragazzini arriva il messaggio che è accettabile falsificare l'età per iscriversi a un social network, si potrebbe innescare un circolo vizioso che li porta a farlo anche in contesti ben più gravi. Per cui i minori di 13 anni che si iscriveranno a Facebook, o che non cancelleranno il loro account se già ne hanno uno, rischiano l'espulsione. Punto.
 
La Hultgren potrà pure aver usato un rimedio drastico, ma la questione da lei sollevata non è peregrina. È di pochi giorni fa l'allarme lanciato dalla polizia postale, secondo cui nell'ultimo anno oltre duemila minori italiani hanno subito un furto di identità su Facebook: trattandosi del 40 per cento dei casi rilevati, è evidente come questo reato colpisca soprattutto i più giovani. Oltretutto, il signor Facebook ha un bel porre un limite d'età all'iscrizione, prevedendo peraltro la possibilità di segnalare chi non lo rispetta e farne cancellare l'account: secondo un sondaggio della New York University, oltre la metà dei dodicenni americani naviga tranquillamente nella galassia Zuckerberg.
 
Anche in Italia l'età media dello sbarco su Facebook è stimata attorno agli 11 anni, con il passaggio alla scuola media: è dunque opportuno che anche i nostri presidi usino il pugno duro? «Non mi risulta si siano mai presi provvedimenti di questo genere – afferma Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione nazionale presidi –, ma anche se comprendo molto bene le motivazioni che hanno portato la collega australiana ad un intervento così drastico, credo che l'espulsione rappresenti un'abdicazione al compito della scuola e dei docenti». Per quanto i rischi insiti nell'uso di internet siano noti, «chi ha responsabilità educative deve far capire quali sono – prosegue Rembado –, ed è difficile farlo con il rifiuto e l'allontanamento dello studente: è un processo complicato, che passa attraverso la condivisione e la comprensione dei problemi e delle difficoltà. La preoccupazione è condivisibile, ma mi sembra che l'espulsione non risolva il problema, bensì rinunci alla sua soluzione».

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