Scontri fra musulmani e buddhisti

Il Paese è spesso teatro di violenze che esplodono per motivi sociali e manipolazioni politiche che sfociano dopo in contrasti etnici e religiosi
Monaco buddista davanti a un tempio distrutto

Fra le frequenti notizie che costellano i nostri quotidiani e notiziari televisivi riguardo ad attacchi verso comunità cristiane in diverse parti del mondo, si deve notare quello che in questi giorni ha preso di mira la comunità buddhista di alcuni villaggi nella provincia di Chittagong nel Bangladesh sud-orientale. Una folla di musulmani in protesta ha, infatti, distrutto abitazioni e templi in vari villaggi, costringendo alla fuga centinaia di persone. Il motivo immediato delle violenze è da ricercare in un’immagine apparsa su Facebook dove appariva una copia del Corano bruciata, apparentemente messa sul social network da un giovanissimo buddhista, che ha ammesso di averla etichettata, ma non caricata in Rete. L’autore è stato preso in custodia insieme alla madre per assicurare protezione da possibili attacchi mirati alla sua persona.

Non pare ci siano state vittime, ma le violenze hanno provocato tensione e soprattutto significano una profonda ferita morale per gli abitanti della zona a più alta concentrazione di seguaci del Buddha nel Bangladesh. Chittagong, fra l’altro, si trova ai confini con il Myanmar, un Paese di millenaria tradizione buddhista. Alcuni dei templi distrutti erano antichi di secoli.
Persone del posto e anche autorità locali hanno accusato il Jamaat-e-Islami, il partito islamico della nazione asiatica di aver provocato e fomentato la reazione all’apparire dell’immagine. Alcune fonti locali, comunque, affermano che le violenze sono state un’occasione per rispondere a incidenti di cui erano stati fatti oggetto musulmani di etnia Rohingya in una zona del Myanmar non lontana dal confine con il Bangladesh. Il leader provinciale del partito del Jamaat si è affrettato a negare che i suoi membri fossero i mandanti e gli autori delle violenze, affermando che «attaccare individui e istituzioni religiose non può e non deve essere uno stile di protesta ed è assolutamente anti-islamico».

Il Bangladesh, nazione a stragrande maggioranza musulmana (circa l’89 per cento) conta una minuscola presenza buddhista di tradizione theravada (non arriva all’1 per cento), che ha un significato importante perché è una delle poche presenze rimaste nell’intero subcontinente indiano della corrente fondata dal Buddha. Il Paese è spesso teatro di violenze che esplodono per motivi sociali e manipolazioni politiche e che vedono scontri anche tra diversi gruppi islamici. Nelle tensioni delle settimane scorse, a seguito del film su Muhammad apparso negli USA, non erano mancati incidenti e violenze. Varie autorità e leader religiosi avevano, quindi, deciso di incontrarsi per un dibattito sereno sulla questione. È sempre bene tener presente che nella zona del Bangladesh, dell’Assam indiano e delle provincie del Myanmar, tutte confinati fra loro, le tensioni sono spesso fra gruppi tribali, ma possono degenerare e prendere una colorazione religiosa. Per questo sono, spesso, oggetto di pericolose manipolazioni da parte di politici.


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