Sayyed Hani Fahs, una vita per il dialogo

Nei giorni scorsi, in Libano, è scomparso questo accademico di primo piano nell'Islam sciita, che si era distinto nel suo Paese per l'opposizione aperta a Hezbollah
Sayyed Hani Fahs

«Il Libano ha perso una voce moderata di cui oggi si avverte grande bisogno», così il Daily Star di Beirut ha intitolato l’articolo con cui, il 19 settembre, si annunciava la morte, dopo una lunga malattia, di Sayyed Hani Fahs, un accademico di primissimo piano nell’Islam sciita. Il cordoglio è stato unanime in Libano e non solo per la scomparsa del leader religioso musulmano apprezzato per la sua posizione moderata e di dialogo in un momento tutt’altro che facile per i rapporti del mondo con l’Islam ed i musulmani in generale. Politici di varie fazioni hanno espresso il cordoglio per la perdita di un uomo di dialogo, che – ha affermato l’ex primo ministro Saad Hariri – ha trascorso la vita alla ricerca e nella difesa del dialogo.

All’accademico sciita si riconosce un ruolo importante nello sforzo di creare una coscienza di moderazione e rispetto nella nazione libanese e non solo. Anche il leader socialista Walid Jumblatt ha affermato che il Libano ha perso una figura di grande statura intellettuale e culturale, «un simbolo di dialogo ed apertura in un momento storico in cui la spada sembra aver preso il posto della parola. Il dialogo è sempre stato il suo stile di rispondere». Anche la più alta autorità religiosa sunnita libanese, Dar al-Fatwa, ha riconosciuto che «Fahs ha speso la sua esistenza a servizio del Libano, alla ricerca della sua unità nazionale e nello sforzo costante di arrivare a veri rapporti di fratellanza fra musulmani».

Sayyed Hani Fahs si era formato nella scuola di teologia di Najaf in Iraq, che, insieme a Qum in Iran, costituisce uno dei due poli della formazione teologica dell’Islam sciita. A Qum, Fahs aveva lavorato anche per tre anni presso l’ufficio stampa proprio della scuola teologica. Nel 1992 aveva partecipato alla campagna elettorale per le elezioni, ma la sua autorità era soprattutto morale e letteraria. Autore di 13 libri di carattere religioso e politico-sociale, non disdegnava comporre poesie molto apprezzate nell’ambito musulmano.

In Libano era una figura di primissimo piano nel panorama dell’Islam sciita e si era distinto per la sua opposizione aperta a Hezbollah e al suo ruolo nell’ambito della sanguinosa guerra che si combatte da tempo in Siria. Fahs era tra i fondatori della Conferenza Permanente per il dialogo Inter-libanese e del Gruppo arabo per il dialogo Musulmano-Cristiano, oltre ad essere parte dello Shariah Council. Da sempre ha avuto, e progressivamente sviluppato, rapporti stretti con l’opposizione siriana. Nel 2012, insieme ad un altro accademico sciita, Sayyed Mohammad Hassan al-Amin, aveva pubblicato una dichiarazione forte a favore della rivolta popolare in Siria.

Il leader sciita era attivo anche nel dialogo con i cristiani in Libano e nel Medio Oriente. Una delle ultime persone ad averlo visitato in ospedale è stato padre Fadi Daou, fondatore dell'associazione Adyane, da anni impegnata a livello educativo per una formazione al dialogo e alla tolleranza religiosa delle giovani generazioni. Padre Fadi è stato fra gli ultimi amici a visitare il grande ulema, nella camera di terapia intensiva dell'ospedale in cui era ricoverato. In piedi ai bordi del letto, davanti al corpo intubato del maestro agonizzante, p. Daou ha pregato «affinché Dio non privi mai il Libano e il mondo arabo di figure paterne che abbiamo la sua limpidezza, che vivano in coerenza con la loro fede e che mettano in pratica quanto affermano».

Proprio la fondazione Adyane ha deciso di concedere al grande ulema, a titolo postumo, il premio della solidarietà spirituale, che avrebbe voluto assegnarli quest'anno se fosse stato ancora in vita. Il comunicato che annuncia l'assegnazione del premio, riferendosi al leader sciita appena scomparso, sottolinea che «la sua diffidenza verso gli uomini di fede che brandivano argomentazioni da autorità, e la sua vicinanza a chi era in cerca di Dio in modo umile, coraggioso, libero, qualsiasi fosse la religione di appartenenza». Significativa anche l’annotazione con la quale p. Daou ha voluto mettere in evidenza come Hani Fahs sia stato "un vero musulmano", »che viveva la sua fede in profondità, nella sua connotazione sciita», «in un'epoca in cui molti affermano la propria posizione sunnita o sciita e si battono per la causa senza nemmeno essere dei veri musulmani».

Uno degli ultimi progetti che prendeva forma attraverso lo sceicco Hani Fahs consisteva nell'organizzare un ritiro spirituale aperto a cristiani e musulmani, al convento del Cristo Redentore di Zahlé (Békaa).

(Foto di HassanebbaEigenes Werk)

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