Rischio annullamento per il processo contro il dittatore Ríos Montt

Un testimone ha chiamato in causa l’attuale presidente della repubblica, Otto Pérez Molina, accusandolo di essere stato il coordinatore dei massacri dei maya ixil tra il 1982 ed il 1983. A partire da quel momento sono apparse le pastoie legali che rischiano di insabbiare il processo
Inizio del processo contro il dittatore Efraín Ríos Montt

Il processo che in Guatemala vede seduto sul banco degli imputati l’ex dittatore Efraín Ríos Montt potrebbe essere annullato. È la prima volta che compare davanti alla giustizia un ex dittatore centroamericano. Tra il 1982 e il 1983, Ríos Montt fu responsabile del periodo di maggior violenza registrato durante il conflitto interno che insanguinò il Paese provocando 200 mila morti.

Montt è accusato della morte documentata di 1771 persone appartenenti all’etnia ixil della popolazione maya. Ma si tratta di una piccola parte dei delitti commessi contro 48 mila ixil, per fare “terra bruciata” attorno alla guerriglia e liquidarla. L’esercito ricorse ad arresti clandestini, alla tortura e all’omicidio. Vennero uccisi neonati, buttati al fiume affinché affogassero; vennero bruciati villaggi; decine di donne, anche bambine, vennero violentate sistematicamente. I dossier che fanno luce su questi episodi si riferiscono in particolare all’uso del fuoco per torturare o trucidare le vittime.

Il fatto nuovo che fa temere per l’insabbiamento è che uno dei testimoni, Leonardo Reyes, un ex collaboratore dei militari, ha dichiarato nel dibattimento che il coordinamento dei massacri che sistematicamente vennero perpetrati contro gli ixil era affidato all’attuale presidente del Guatemala, Otto Pérez Molina, all’epoca un giovane maggiore delle forze armate, noto con lo pseudonimo di Tito Arias.

La presidenza della Repubblica ha cercato di smentire i fatti, asserendo che sebbene all’epoca Pérez Molina si trovasse nella zona dove avvennero la maggior parte dei massacri nei confronti degli ixil, il dipartamento di Quiché, la sua attività non ha avuto rapporto alcuno con la violazione dei diritti umani.

Ma i documenti che vengono rispolverati in queste settimane dicono il contrario ed alcuni sono accessibili sul sito di YouTube. Tra questi, il documentario del direttore Mikael Whalforss, Titular de hoy: Guatemala, nel quale è filmato anche un giovane Otto Pérez Molina, in divisa dell’esercito in una delle zone di intervento delle forze armate. Nella scena appaiono i corpi di guerriglieri torturati e fucilati. Mentre Pérez Molina legge ad alta voce i documenti appartenenti ai sovversivi, o supposti tali, un soldato spiega che questi erano stati condotti dal maggiore per essere interrogati. Nello stesso filmato appare in più occasioni Ríos Montt che spiega che chiunque sarà incontrato armato sarà fucilato («Non assassinato», chiarisce), in alcuni casi citando passi biblici.

A partire dalla dichiarazione di Reyes, dopo l’intervento di un magistrato che ha chiesto di annullare il processo, è intervenuta la Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi sulla questione.

I crimini commessi in Guatemala durante il conflitto che durò tra il 1960 e il 1996 appaiono in Guatemala: memoria del silenzio, pubblicato dalla Comisión para el esclarecimiento histórico (Commissione per il chiarimento storico) e nel documento Informe para la recuperación de la Memoria Histórica (Dossier per il recupero della memoria storica), quest’ultimo redatto sotto la direzione del vescovo cattolico Juan Gerardi, assassinato misteriosamente nel 1998, due giorni dopo aver consegnato il dossier.

Si spera che le pressioni internazionali impediscano che i giudici sotto pressione siano obbligati ad annullare un processo che rappresenta un passo importante per cicatrizzare ferite ancora aperte, provocate da 46 anni di conflitto.

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