Rilanciare la cultura per dare impulso al Paese

Dall'assemblea dei Comuni italiani l'esigenza di un'azione congiunta di città e istituzioni centrali, con la collaborazione delle imprese
Massimo Bray

«La riforma istituzionale sulle Città metropolitane deve avere l’obiettivo di unire e di mettere in valore le differenze. Solo in questo modo si potrà arrivare ad un percorso condiviso che miri all’innovazione nel rispetto delle autonomie tanto per i Comuni grandi quanto per quelli piccoli». Così il sindaco di Venezia e coordinatore delle Città metropolitane dell’Anci, Giorgio Orsoni, ha aperto la prima sessione della seconda giornata della XXX Assemblea Annuale dell’Anci a Firenze. «Le nostre istituzioni – ha spiegato – sono troppo omogenee e da troppo tempo». Per il sindaco di Venezia il punto da cui partire è «senz’altro l’innovazione grazie alla quale le città possono essere il vero motore per la ripresa e la crescita del Paese».

Sull’attenzione prioritaria da riservare alle città metropolitane anche l’intervento del sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ha definito la questione «condizione necessaria per il rilancio istituzionale e per lo sviluppo economico, ma anche per sperimentare nuove forme di cittadinanza».

Città metropolitane, cultura e innovazione sono risultati i concetti cardine dei lavori. «C’è un senso comune diffuso per il quale spesso sentiamo ripetere che la cultura è importante ma che ci si può consentire solo in tempi di ‘vacche grasse’, mentre quando c’è crisi è da tagliare. Sbagliato, viviamo nel tempo della globalizzazione dove la competizione è sempre di più tra territori che creano sviluppo e che sono attrattivi di investimenti e investire sulla cultura non è lusso superfluo, ma un elemento costitutivo delle politiche di sviluppo» ha affermato deciso il presidente dell’Anci Piero Fassino, portando i saluti dell’Associazione al ministro dei Beni e delle Attività culturali, Massimo Bray (nella foto), il quale non ha lasciato cadere invano la provocazione. «Occorre tornare a fare sistema, una pratica smarrita negli anni. Basta con la subordinazione della periferia verso il centro poiché questo è deleterio per il territorio. La cultura può rappresentare la base su cui impostare un nuovo modello, che elimini la competizione e si riappropri della cooperazione per rilanciare le nostre città e in nostri centri storici di incomparabile bellezza» – ha affermato.

«La cultura non può essere ornamento, ma condizione essenziale, capace di dare a cittadini il significato delle loro aspirazioni. Per ottenere questo, un ruolo fondamentale deve essere svolto dai Comuni, in accordo con le Regioni, al fine di costruire un nuovo senso civico nel Paese e un rinnovato senso di appartenenza. Da anni – ha aggiunto il ministro – le attività culturali sono sotto attacco: riduzione di trasferimenti e delegittimazioni culminate nel luogo comune per il quale ‘con la cultura non si mangia’. È vero il contrario – ha sottolineato – perché parliamo di un comparto che persa circa il 13 per cento del Pil nazionale. L’azione di governo punta a un rilancio di cultura e turismo. Si uniscano le città – ha concluso – che devono tornare ad essere capitali di cultura e catalizzatori di interessi».

Molto atteso anche l’intervento pomeridiano di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, che si è detto pronto ad «avviare con Anci ed in generale con il sistema delle municipalità un confronto serio sulla sostenibilità del welfare. Senza pregiudizi o punti di vista precostituiti». «Non è accettabile che un sistema non governato come quello attuale e fortemente esposto ai venti della riduzione della finanza pubblica – ha dichiarato – scarichi sui Comuni e comunque su chi è per prossimità più vicino al cittadino i costi e le tensioni sociali derivanti dalle sofferenze di finanza pubblica».

Squinzi ha ribadito quindi la validità del nostro sistema di welfare: «questo sistema è una delle nostre principali conquiste sociali del nostro Paese e non va assolutamente leso. Dobbiamo adesso chiederci come restituire concretezza a tutti i capisaldi del nostro welfare». Auspicando poi una riforma del titolo V della Costituzione, Squinzi ha esortato la politica a «non lasciare che il peso del sistema ricada sulle famiglie e le imprese», ammonendo rispetto al rischio che «la politica sia stretta nella miopia dello sguardo di breve corso elettorale».

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons