Ricambi generazionali?

Il Tg1 nella bufera. Rimossi alcuni conduttori del primo telegiornale italiano che non si erano “allineati”.In gioco c’è la credibilità del servizio pubblico, cioè di tutti.
Logo tg1

Piero Damosso, Paolo Di Giannantonio e Tiziana Ferrario. Non li vedrete più condurre il telegiornale. Lo ha deciso il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, che ha spiegato la rimozione con la necessità di un ricambio generazionale tra quanti leggono in studio le notizie e lanciano i servizi dei colleghi. In realtà fra quanti subentreranno al posto dei tre cronisti già allontanati dal video, non ci saranno solo ragazzi di belle speranze, ma anche giornalisti non proprio di primo pelo.

 

Certo. Un direttore ha diritto (e come se ne ha) a cambiare i propri conduttori. Soprattutto se appena arrivato alla guida di un telegiornale. Anzi. È ormai prassi che uno dei primi atti di un direttore di tiggì appena insediatosi, sia proprio mettere mano alla lista dei volti del notiziario. Prima di Minzolini lo hanno fatto in questi giorni Mario Orfeo al Tg2. Dopo di lui, potrebbe farlo anche la Berlinguer al Tg3, l’uno e l’altra da poco alla guida dei principali telegiornali Rai. Nomine fatte senza che alcuna polemica nascesse, in un fisiologico avvicendamento tra colleghi, che non piace a chi lascia il suo posto ma che rientra fra le dinamiche di una redazione televisiva.

 

Perché in effetti dell’atto di Minzolini non è tanto (o non è solo) il merito ad aver suscitato polveroni. Ma piuttosto il modo e i tempi. Circostanze che hanno fatto dire a Maria Luisa Busi, il volto più noto del Tg1, che quella andata in scena nel suo telegiornale, sia stata in realtà una rappresaglia. In effetti i giornalisti rimossi erano fra quanti non avevano firmato una lettera di sostegno al direttore dopo il noto caso dell’avvocato Mills, assolto dal Tg1, ma in realtà prescritto dalla giustizia italiana. E assieme alle promozioni di altri giornalisti che invece avevano espresso solidarietà al capo, è anche la tempistica a destare sospetti. La decisione è arrivata all’indomani delle elezioni regionali e del successo del centrodestra, dando quasi la sensazione di una resa di conti interna, conseguente all’esito del voto.

 

Quale che siano comunque state le ragioni della scelta di Minzolini (quello degli editoriali in prima serata e di una fortunata imitazione che impazza in tv e sul web), quello che è avvenuto in questi giorni conferma quanto già si sapeva. E cioè che il conflitto d’interessi del presidente del Consiglio (che ha voluto Minzolini alla guida del Tg1) ha bisogno d’essere al più presto rimosso. Non l’ha fatto il centrosinistra quando era al governo, si guarda bene dal farlo il centrodestra. Sarebbe ora che a chiederlo fossero adesso gli italiani, a qualunque schieramento appartengano. Per riappropriarsi di un servizio radiotelevisivo, che di pubblico, ha ormai ben poco.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons