Ragazzi connessi: i rischi di una generazione online

Presentata l’indagine conoscitiva sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia svolta da Eurispe e Telefono Azzuro. Nuove emergenze: il gioco d’azzardo, il cyberg-bullismo e il sexting. Servono strategie comuni tra famiglia e istituzioni.

Hanno facce pulite, occhi attenti, svegli, intelligenti. Ci guardano sicuri, attraverso l’obiettivo della macchina da presa. Sono i ragazzi del Liceo scientifico Guglielmo Marconi di Milano, videointervistati dall’Eurispes e da Telefono Azzurro. Rappresentano una minuscola fetta dei 1.100 bambini tra i sette e gli undici anni e 1.523 ragazzi tra i dodici e i diciotto anni, oggetto dell’indagine conoscitiva sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, presentata mercoledì mattina nel refettorio della Camera dei Deputati a Roma.

Il rapporto, giunto alla tredicesima edizione, ci restituisce un quadro non proprio roseo della condizione dei bambini e degli adolescenti in Italia. «In questi mesi – afferma il presidente di Sos Telefono Azzurro Onlus, Ernesto Caffo – abbiamo incontrato tanti bambini e adolescenti Le interviste e l’indagine raccontano ragazzi sempre più spesso soli, nonostante le centinaia di amicizie su Facebook. Sono alla ricerca di qualcuno di cui fidarsi veramente, anche in rete, a dispetto di una più apparente caccia al “mi piace”».

Al centro dell’indagine i cambiamenti che hanno interessato il ruolo delle tradizionali agenzie di formazione: la famiglia, sempre più orientata verso una poco tradizionale “peer family”, un collettivo di persone legate da vincoli di parentela in cui manca una figura adulta che svolga la funzione di guida o capofamiglia, e la scuola che «fa fatica ad utilizzare le tecnologie nonostante lo sforzo delle istituzioni», continua Caffo.

La partita sembra giocarsi tutta sul campo del divario generazionale, sempre più profondo a causa del massiccio sviluppo delle nuove tecnologie. «Per la prima volta nella storia dell’umanità – afferma Gian Maria Fava, presidente dell’Eurispes – la generazione successiva è più competente e preparata della generazione precedente». Il che suona come un’ammissione di colpa: non abbiamo più nulla da trasmettere ai nostri ragazzi, perché non sappiamo come stabilire un canale di comunicazione efficace. Ma la tecnologia è un fattore di rischio di per sé? « Evidenze scientifiche – afferma il Giovanni Corsello presidente della Società italiana di pediatria – confermano che i “nativi digitali” hanno una maggiore familiarità ad assorbire immagini: si sono sviluppati nuovi e più efficaci meccanismi di collegamento neuronali».

I nuovi “soggetti protesici”, così definiti da la dotteressa Tannini, membro dell’Osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, per il loro avere sempre oggetti come estensione del proprio corpo e in definitiva della propria identità, sono sempre più multitasking, abituati a muoversi contemporaneamente su più piattaforme: il cellulare, il computer, i social network, la messaggistica istantanea. Strumenti che sanno dare una risposta efficace, almeno su tempi brevi, alla crescente esigenza di essere sempre connessi (il 47 per cento degli intervistati è a rischio dipendenza). Ma sono anche più informati e consapevoli rispetto alla realtà che li circonda: ben la metà dei ragazzi si dice consapevole della difficile situazione economica che vive in prima persona nella propria famiglia, rispetto ad un più esiguo 29 per cento riscontrato nell'indagine 2010.

L’emergenza di fenomeni come il gioco d’azzardo (il 12 per cento dei ragazzi gioca on-line), il cyberg-bullismo o il sexting (il 25,9 per cento degli adolescenti riceve o invia messaggi a sfondo erotico o sessuale), sono segnali d'allarme che chiedono un recupero di valori, ormai logori a tutti i livelli (ma per questo occorrerebbe un'altra indagine). Servono strategie comuni di controllo e formazione che coinvolgano famiglie e istituzioni,. «È necessario organizzare politiche per la famiglia – sostiene ancora Caffo, che ipotizza – un ministero per bambini e adolescenti, una realtà che dovrebbe essere autorevole e in grado di affrontare le tematiche di una generazione. Questo richiede un grande sforzo: c’è bisogno non soltanto di parole ma di impegni concreti».

In secondo luogo una strategia di formazione per la scuola e la famiglia che vada a riempire quel gap di competenze che ostacola un uso sereno e condiviso delle nuove tecnologie e che sta segnando una pericolosa distanza tra generazioni: una prima risposta il progetto Play Tech, sostenuto da Google Italia e da Telefono Azzurro e la campagna Buono a Sapersi sulla sicurezza nella condivisione di contenuti privati on-line, realizzato con la collaborazione della polizia Postale delle telecomunicazioni.

Dell’indagine ci resta comunque un dato positivo: il 64,8 per cento degli intervistati si dichiara felice. Quanti di questi adulti nostalgici dei giochi con l'aquilone potrebbero fare altrettanto?

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