Questioni calde sul web

Internet e social media: in atto un mutamento culturale. Parliamone su Città Nuova.

Scrivo in relazione all’articolo “La leggerezza del web”, pubblicato sul n.3 di Città Nuova. Mi sono laureato in Scienze della Comunicazione, presso l’Università di Teramo ed ora sono a Roma, al II anno della Specialistica in Industria culturale e comunicazione digitale.

La lettura dell’ articolo, toccando temi attuali e caldi per i miei studi, ha suscitato in me alcune riflessioni ed ho sentito il bisogno di condividerle attraverso un confronto che spero possa essere utile.

 

Nella prima parte (Omogeneizzazione e Corpo) c’è una riflessione su alcune questioni "calde" relative al Web, cultura, amicizie, emozioni, tutto ciò è infatti molto importante; la mia impressione è stata però che i pochi esempi e strumenti forniti per un’autonoma riflessione del lettore siano troppo superficiali, a volte imprecisi, diretti così verso una pericolosa semplificazione dell’argomento.

Giusto ciò che è detto ad esempio su Google book, ma vero anche che, più precisamente, contiene dei riassunti o abstract ed in molti casi delle anteprime di libri, acquistabili poi online, e pochissime versioni integrali,

 

Più importante invece la seconda considerazione relativa alla ‘cultura’ veicolata da Wikipedia. Concordo nel denunciare come questa enciclopedia online stia diventando l’unico strumento euristico per molti giovani e non, molto meno sulle dichiarazioni successive. Si parla infatti di “dittatura della massa” e come un professore possa in tal modo essere equiparato ad un ignorante.

Dalla concettualizzazione del primo progetto enciclopedico su scala mondiale, lo Xanadu, sono trascorsi 50 anni, e da allora il solo Wikipedia è riuscito ad avvicinarsi alle rivoluzionarie idee di Ted Nelson. La riflessione su questa enciclopedia online è molto ricca, vista la diffusione del fenomeno a livello globale, e molti sono gli studiosi che vi si sono accostati. Da Levy, a Doctorow fino all’attualissimo Jenkins.

Più che dittatura della massa definirei wikipedia un’iniziativa grassroots e multinazionale per costruire un’enciclopedia online, scritta in collaborazione da tanti volontari.

 

Una perfetta applicazione del principio di Adhocrazia (elaborato da Doctorow e citato da Henry Jenkins in Cultura Convergente) nella produzione e gestione della conoscenza, tipici di un sistema emergente. Rappresenta inoltre la rottura dell’idea ufficiale di sapere e di expertise.

Non si controllano certo i titoli accademici, ma tutto funziona come un’intelligenza collettiva (Pierre Levy), concetto per nulla fantascientifico e quanto mai attuale nel definire i nuovi sistemi emergenti (Steven Johnson). Non entro naturalmente ora nel merito delle teorie, ma cito i nomi di alcuni studiosi contemporanei utili ad approfondire l’argomento.

 

Tutte queste riflessioni risentono ovviamente dei moderni studi sulle audience, che rilevano il clima di mutamento culturale che sta portando i differenti pubblici a frammentarsi, a rivendicare diritti di produzione, trasformandosi in tal modo in attivi, col superamento di buona parte degli studi sull’influenza e sul potere dei media.

Mi trovo in disaccordo quando si afferma che Facebook abbia il potere di una valvola di sfogo, una piattaforma dove lasciare il proprio risentimento. Nell’affermare il superamento di certa parte degli studi sul potere dei media (si veda Fan, blogger e videogamers, H., Jenkins) devo coerentemente affermare l’impossibilità di una tale funzione catartica di un Social Network, per quanto esso possa essere diffuso e possa rappresentare un interessante fenomeno socialmente rilevante.

 

Ho apprezzato l’intervento di Chiara Andreola, ed in certa misura l’idea di dar voce a lettori o collaboratori nelle piccole testimonianze sull’utilizzo creativo ed intelligente di internet.

Mi rendo perfettamente conto che un numero limitato di battute non permette una perfetta trattazione di un argomento molto ampio e dalle mille sfaccettature, ma l’impressione è che siano stati messi in risalto solo degli aspetti negativi del medium, senza che siano stati forniti dei validi strumenti per interpretarli approfonditamente, rendendo difficoltosa ai più la ricerca di quella risposta che, sul finire dell’articolo, si invita a ricercare.


Spero di essere stato chiaro e di aver espresso le mie idee con la necessaria umiltà che uno studente dovrebbe avere nell’affrontare certi temi, attuali, in fase di studio accademico ed allo stesso tempo di discussione pubblica.


Spero inoltre che possa nascere tra i lettori di Città Nuova un dialogo proficuo e arricchente su temi che, come avrete notato, mi appassionano e che oggi più che mai credo non possano essere ignorati.

P.S. Per questo non posso comunque non apprezzare la rilevanza data da Città Nuova a questo tema.

Grazie e buon lavoro!

Simone Petrella


 

 

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