Quando filosofia, economia e politica si incontrano

La filosofa americana Martha Nussbaum ha tenuto il 6 giugno la conferenza “Public emotions and the decent society” per il ciclo “Le cattedre di Sophia”
nussbaum

Pochi, forse, fuori dall’ambito del pensiero filosofico, conoscono il suo nome: ma è stata lei nel 1986 la prima ad introdurre il concetto di “beni relazionali” – ormai entrato stabilmente in economia – e ad influenzare notevolmente, grazie al capability approach (approccio secondo le capacità) elaborato insieme al premio Nobel Amartya Sen, addirittura le Nazioni Unite nell’elaborazione dell’indice di sviluppo umano. E no, non è un’economista, ma una filosofa: si tratta dell’americana Martha Nussbaum, docente di diritto ed etica all’Univesità di Chicago, e conosciuta negli ambienti accademici – e non solo – soprattutto per aver introdotto il tema delle emozioni nella riflessione politica e sociale. E proprio le “emozioni pubbliche” sono state il nucleo delle conferenze che l’hanno portata in Italia, prima all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Firenze) il 6 giugno, e poi a Bologna e alla Bicocca di Milano.

 

A Loppiano ha dapprima incontrato gli studenti di Sophia, dando vita ad un interessante scambio in cui non sono stati soltanto i giovani a rivolgere domande, ma sono stati interpellati a loro volta dalla Nussbaum. Quando infatti sono stati sollevati temi come il valore dell’apertura all’altro e la necessità di preservare allo stesso tempo una sfera “privata”, o la teoria da lei sostenuta secondo la quale la società dovrebbe essere basata su valori condivisi che non si rifanno ad alcuna dottrina religiosa o secolare specifica, la filosofa ha osservato che «siete piuttosto voi, alla luce dell’esperienza che fate qui, a dover rispondere a queste domande». Ne è seguito un confronto non solo sulla convivenza tra culture e religioni diverse, ma anche sui differenti sistemi educativi, particolarmente sentito in virtù della variegata provenienza geografica dei partecipanti.

Ma anche il rapporto tra filosofia ed economia ha occupato buona parte del dibattito, a partire dal racconto dell’esperienza diretta della Nussbaum con Sen: tema che ha aperto quello dell’interdisciplinarietà del sapere e della necessità di collaborazione tra gli studiosi dei vari settori.

 

La conferenza aperta al pubblico, dal titolo Public emotions and the decent society, è stata poi una sorta di viaggio attraverso il tempo e lo spazio – dall’Europa dopo la Rivoluzione francese e dal pensiero di Comte e Mill, fino all’India di Tagore e Gandhi – per esaminare come l’idea di una società costruita attorno ad una “religione civile” sostenuta – appunto – dalle emozioni abbia fatto strada, e si sia concretizzata in modo particolare nell’esperienza del Subcontinente. Emozioni intese soprattutto nel senso di “empatia” per l’altro, di capacità di percepire un “bene comune” da perseguire che abbraccia l’intera società, che lo Stato stesso è chiamato a promuovere partendo dall’educazione dei ragazzi.

 

Riguardo all’esperienza di Sophia nello specifico, la Nussbaum ha osservato come questa fornisca «un tipo di formazione interdisciplinare che è cruciale nella formazione di “cittadini del mondo”: se ci si limita ad un solo campo del sapere, non si è sufficientemente equipaggiati in questo senso». E agli studenti ha rivolto l’invito a «cercare di capire come mettere insieme l’approccio critico e quello emozionale», elementi essenziali, nel suo pensiero, per costruire una società che sappia rispettare tutti gli aspetti della vita umana.

 

 

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