Pompei sotto il mirino dell’Unesco

Una commissione dell'ente preposto al monitoriaggio dei siti dichiarati Patrimonio dell'umanità ha stilato un rapporto per monitorare la gestione del sito archeologico. Accanto alle sollecitazioni per la protezione si incoraggia il progetto di conservazione intrapreso e che entro il 2015 dovrebbe produrre risultati interessanti per tutta l'area
Lavori di restauro a Pompei

Gli allarmi sugli scavi di Pompei stanno diventando come una moda, un "must" buono per tutte le stagioni. Quando per un po' di tempo non se ne parla, ecco giungere "fresca fresca" la notizia dell'ennesimo crollo o di un decisivo ultimatum. Così sembra sia stato anche questa volta. Dopo i presagi di sventura suggeriti dai titoloni della settimana scorsa, arriva la dichiarazione della soprintendente per i beni archeologici di Napoli e Pompei, la dottoressa Teresa Elena Cinquantaquattro: «Non c'è alcun ultimatum al 31 dicembre per Pompei nel Report degli ispettori dell'Unesco e l'unica decisione sul sito archeologico potrebbe essere assunta solo al 2015, quando saranno resi noti gli esiti dei lavori effettuati nell'ambito del Grande progetto Pompei».

Facciamo un passo indietro. Nello scorso mese di gennaio, si è svolta a Pompei la missione degli ispettori dell'Unesco, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, e dell'Icomos, l'International council on monuments and sites, organizzazione internazionale non governativa che ha principalmente lo scopo di promuovere la teoria, la metodologia e le tecnologie applicate alla conservazione, alla protezione e alla valorizzazione dei monumenti e dei siti di interesse culturale. Questo ente dà consigli all'Unesco sui siti da dichiarare Patrimonio dell'umanità. Durante i loro sopralluoghi, gli esperti hanno analizzato la situazione degli scavi per decidere se continuare ad annoverare ciò che resta della prosperosa città romana distrutta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. tra i siti Patrimonio dell'umanità tutelati dall'Unesco. Al termine dell'ispezione hanno stilato un rapporto, dal quale si evincono una serie di scadenze entro le quali mettere a punto determinati accorgimenti, consegnare specifici rapporti o realizzare alcuni lavori già concordati.

In particolare, nelle sezioni 5.2 e 5.3 (pagine 32-33) di suddetto Report, si afferma che entro il 31 dicembre dovrà essere fatto un rapporto sulle attività svolte per la conservazione del sito. «Ma – afferma la soprintendente – grazie ai lavori effettuati siamo fiduciosi». Ed aggiunge: «Vorrei che si tenesse in conto il punto 7, in cui, quello che è stato definito "ultimatum dell'Unesco", in realtà è relativo solo alla presentazione della bozza del Piano di gestione al World heritage centre, per essere esaminata dall'Icomos, non oltre, è specificato, il 31 dicembre 2013». «Quindi – spiega la manager – non c'è alcun ultimatum dell'Unesco su Pompei, bensì sull'ottemperanza della redazione di una bozza di piano di gestione al quale stiamo lavorando».

La dott.ssa Cinquantaquattro ribadisce: «In questo suo rapporto, l'organismo delle Nazioni Unite rinvia qualunque decisione al 2015, in virtù delle iniziative assunte dal nostro governo. Infatti – afferma – se lo Stato non avesse preso provvedimenti in riferimento alle indicazioni della Commissione del 2010/2011, la presente Commissione, molto probabilmente, avrebbe suggerito l'inserimento del sito nella Lista dei beni in pericolo. Lo Stato ha tuttavia intrapreso azioni significative su diversi fronti, compreso lo sviluppo del Grande progetto Pompei e il via, con la collaborazione dell'Unesco, di un nuovo Piano di gestione. Sebbene nessuno di questi interventi, tranne quelli eseguiti attraverso la manutenzione ordinaria a Pompei e attraverso il lavoro dell'Herculaneum conservation project, sia già fruibile, se tali interventi saranno efficaci condurranno il patrimonio, entro la fine del 2015, in uno stato di conservazione decisamente migliore rispetto a quello attuale».

Dunque, nel rapporto si parla anche di queste azioni, che lasciano prevedere entro la fine del 2015 uno stato di conservazione decisamente migliore rispetto a quello attuale. Tra queste, ad esempio, è di pochi giorni fa l'inizio dei lavori di restauro della Casa di Sirico. Scavata nella seconda metà dell’Ottocento, è una grande abitazione che occupa in senso est-ovest la parte centrale dell’insula 1 della Regio VII ed è frutto dell’aggregazione di due dimore. Il progetto di restauro architettonico-strutturale della domus si prefigge di restituire il bene archeologico alla sua integrità in modo da garantirne la piena fruibilità e preservarne le valenze storico-archeologiche. I lavori riguarderanno ora il restauro delle murature, la sistemazione di idonee coperture a protezione degli affreschi e dei pavimenti a mosaico e che avranno anche lo scopo di suggerire l’antica articolazione degli spazi domestici. Alla conclusione di questi lavori strutturali, la Casa di Sirico sarà interessata anche da un accurato restauro delle ricche decorazioni parietali e pavimentali, al fine di completare le operazioni di ripristino e renderla fruibile al pubblico.

Guardiamo, dunque, con fiducia alle iniziative in atto e speriamo che si vada avanti nel lavori di restauro, conservazione e manutenzione di quello che è e deve rimanere Patrimonio dell'umanità.

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