Pluralità linguistica risorsa per la città

Al Centro La Pira di Firenze un convegno mette in rete le scuole di arabo per ragazzi sorte in Toscana dopo l’undici settembre 2001
Scuole arabo

Nella provincia di Firenze sono ormai 570 i ragazzi che frequentano il corso di arabo in una delle piccole scuole promosse e gestite dalle insegnanti volontarie della Comunità islamica toscana. L’esigenza di costituire una rete e trovare una linea pedagogica comune è stata il motivo che ha sollecitato una sessantina di insegnanti (in prevalenza donne dell’area magrebina, ma anche di Egitto, Siria, Yemen e Palestina) e una ventina di altri docenti e operatori interculturali a incontrarsi per un’intera giornata al Centro internazionale studenti Giorgio La Pira di Firenze.
 
Il programma, conclusosi con la relazione del professor Giuseppe Milan dell’università di Padova, dal titolo “Educarsi all’incontro interculturale”, è stato intenso ed ha visto la partecipazione di sociologi e linguisti, quali il professor Adel Jabbar e le dottoresse Hagi Hafef e Djellab Nora. Presenti i rappresentanti delle istituzioni e della direzione scolastica regionale toscana con il saluto della dirigente, dr.ssa Laura Scoppetta, insieme al presidente nazionale UCOII Izzeddin Elzir.
 
L’addetto culturale della Comunità islamica dr. Mohamed Bamoshmoosh ha ricordato nella sua introduzione come l’esperienza della prima scuola ebbe vita proprio nella sala stessa del convegno, la sala Teatina sede del Centro La Pira, all’indomani del terribile episodio americano dell’11 settembre 2001. Fu la risposta data in un luogo abituato al dialogo, da parte di un “frammento” della città di Firenze che non si arrendeva all’ineluttabile, con la convinzione che la storia la si costruisce giorno dopo giorno, dando vita a “buone pratiche” che possano orientare la politica. Allora si incominciò con quaranta bambini. Oggi tale esperienza ha come gemmato, trovando accoglienza all’interno di varie scuole pubbliche del territorio provinciale, dove i corsi sono frequentati non più soltanto da figli di famiglie musulmane, ma anche da altri ragazzi interessati all’apprendimento di una lingua sempre più importante per gli scambi economici e culturali.
 
Molteplici sono le provenienze dei cittadini della Città contemporanea, e tanto più le radici sono conosciute e approfondite (la lingua ne è il principale veicolo), tanto meglio si potrà cogliere la realtà dell’altro, comprendersi, capire che ogni uomo e ogni donna possiede elementi culturali e spirituali che servono ad integrare la personalità di tutti gli altri.
 
In tale senso è intervenuto Maurizio Certini, direttore del centro, con la citazione dell’articolo 6 della Carta italiana che recita: «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche», sottolineando come tale principio costituzionale acquisti oggi un valore di straordinaria attualità. Nel suo intervento Certini ha peraltro ricordato un documento importante e ricco in ogni sua parte, maturato nel 2007 in seno al ministero dell’Istruzione, “La via italiana per la scuola interculturale”, proponendolo come testo di approfondimento per far sì che la città contemporanea, da Babele, in cui la diversità delle lingue è segno d’incomprensione e punizione divina, diventi luogo di Pentecoste, modello di ricomposizione in cui le lingue sono una ricchezza, un dono reciproco.

Il convegno, come evidenziato dall’assessore provinciale all’Istruzione Giovanni Di Fede, ha ottenuto molti risultati: ha offerto alle docenti la possibilità di un utile scambio di esperienze didattiche e educative, ha favorito la logica del lavoro “in rete”, ha sollecitato le istituzioni a prendere atto di una realtà importante da aiutare a crescere e “porre a sistema” per il bene comune. L’esperienza in atto rappresentata dalle “scuole”, ha anche mostrato come uno Stato moderno non possa fare a meno del concorso responsabile e creativo delle persone, delle famiglie, delle associazioni e del volontariato, che agiscono, fanno proposte, responsabilizzano la politica.
 
 

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