Petrolio nel mare di Taranto

Un errore umano rischia di incrementare il danno ecologico provocato dagli insediamenti industriali, che devono iniziare un processo di ammodernamento per compatibilità ambientale
petrolio in mare a taranto

Un errore umano ha compromesso il precario equilibrio ecologico del mar Grande di Taranto. Il personale di bordo di una nave battente bandiera panamense ha aperto le bocche del carburante al posto di quelle dell'acqua, riversandolo in mare. Il capitano, però, è intervenuto subito chiedendo soccorsi e il petrolio sembra sia stato subito recuperato e contenuto dai panni, oltre ad essere stato aspirato dalle idrovore. Certo, in un mare che trasporta petrolio e su cui passano numerose navi di carbone, non ci voleva proprio. Anche perché è nota la presenza di sedimenti marittimi, dovuti alla presenza dell'industria siderurgica. Tuttavia il danno sembra non essere rilevante, sebbene sia stato rappresentato come devastante dalle informazioni a livello nazionale. È necessario considerare l'influenza determinante del candidato leader dei Verdi a Taranto, che potrebbe aver trovato materia utile per la propria campagna elettorale.
 
Fortunatamente, la città di Taranto fonda la propria attività economica primaria sull'industria siderurgica, con l'Ilva e il suo indotto, nonché sull'industria pesante con l'Arsenale della Marina Militare, ormai in difficoltà a causa della perdita degli appalti che l'Ilva affida sempre più spesso fuori provincia. Le industrie Cementir, quarte in Italia per la produzione di cemento, ed Eni, raffineria di petrolio, sono ormai fortemente automatizzate e hanno ridotto negli anni il personale, invece l'Ilva offre posti di lavoro a 12mila operai.
In misura inferiore parte dell'economia si basa anche sulla miticoltura (allevamento dei mitili), in crisi a causa dell'inquinamento marittimo che ha imposto lo spostamento della coltivazione dal Mar Piccolo al Mar Grande poiché essendo aperto sarebbe meno inquinato.
 
Sul fronte del turismo, inoltre, la città di Taranto sembra essere il fanalino di coda della Puglia, avendo come uniche zone maggiormente coperte dalle visite stagionali il nord e l'est della città, nell'area del Salento sul Mar Mediterraneo e il Sud e Sud Ovest della penisola che si affaccia sullo Ionio.
 
Sarebbe opportuno conservare gli importanti insediamenti industriali con i relativi posti di lavoro, investendo al contempo in innovazione e ammodernamento per rendere queste industrie ecocompatibili, sull'esempio dei paesi più avanzati.

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