Però l’acqua è degli aborigeni!

Rivendicazioni sulle risorse idriche nella terra dei canguri.
Aborigeni
Pallone da rugby. Cappello sportivo, scarpe da ginnastica. Non sembra, ma lo è. Un giovane aborigeno passeggia di fronte ad un murales nella periferia di Sydney. Siamo in Australia. L’ultimo censimento ci informa che la popolazione australiana ha superato la soglia di 22 milioni di abitanti, con un incremento netto del 2, 1 per cento. Crescita dovuta per il 66 per cento all’arrivo di 300 mila nuovi immigrati. Il premier Kevin Rudd crede, infatti, nei benefici di un’immigrazione pianificata. Gli aborigeni, invece, in Australia ci sono sempre stati e la sentono come terra loro. «Da millenni – ha detto il portavoce degli aborigeni del nord, Joe Morrison –, abbiamo protetto non solo le terre, ma anche le risorse idriche e dobbiamo esserne considerati i proprietari». Oggi gli aborigeni sono 400 mila e hanno, in media, un’aspettativa di vita inferiore di 20 anni rispetto ai loro conterranei. Recentemente una coalizione di aborigeni del nord tropicale ha lanciato una campagna per rivendicare diritti su laghi, fiumi e bacini sotterranei della regione. L’obiettivo è, per chi vuole utilizzare le risorse idriche, di ottenere l’autorizzazione a farsi pagare un canone. Come già avviene nel Territorio del nord e come vorrebbero accadesse per l’intera Australia.

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