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Cultura > La parola ai lettori

Perché si sente il bisogno di ritornare in Calabria?

di Redazioneweb

- Fonte: Città Nuova

A ridosso delle vacanze estive ci arriva una lettera da una nostra lettrice sull’importanza e la bellezza di tornare a casa, in Calabria, e ritrovarvi persone, abitudini e posti dell’anima

Capo Rizzuto, Calabria, Italia. Foto: Pexels/Cristian Manieri

Carissimo Giulio,

mi sono chiesta perché in un certo momento dell’anno chi, per motivi vari, si è allontanato dalla Calabria, sente il bisogno di ritornarvi. Mi trovavo sull’aereo preso a Bologna i primi di giugno per scendere a Lamezia, in provincia di Catanzaro, e mi sono ritrovata con altri 249 passeggeri provenienti da ogni parte del mondo, tutti diretti nella nostra terra d’origine.

Ci capivamo a gesti o ripetendo frasi nel nostro dialetto, ancora presente nella memoria, quella sorta di lessico familiare che ci rendeva tutti, dal più giovane al più vecchio, “paesani” quasi fratelli.

Vedevo in ciascuno la mia stessa gioia e così ho fatto amicizia con Pietro del Venezuela, Concetta della Germania, Vincenzo degli Stati Uniti, Immacolata del Canada, Pasquale dell’Australia e Carmela del Giappone. Si potevano leggere in tutti le stesse storie di coraggio, di determinazione, di sacrificio e di fede. Sì, lasciare la propria casa, gli affetti, le abitudini, il posto natio non è per niente facile anche per chi, come me, lo ha fatto solo per frequentare l’università.

Poi mi sono innamorata di un emiliano, mio attuale marito, e ho lasciato la mia regione.

Man mano che si avvicinava il momento dell’atterraggio, regnava un silenzio vibrante di commozione, perché la sensazione comune era quella di ritornare a casa.

Chi in aereo, chi in treno, chi con la propria auto, chi in pullman, tanti, almeno una volta all’anno, affronteranno ore di viaggio interminabili pur di ritornare in questa regione.

Essa è come una donna bellissima che conserva il suo fascino e il suo splendore nonostante il passare del tempo, anche nei suoi piccoli borghi, quelli poco conosciuti, a volte nascosti come la spiaggia dello Zambrone detta anche Paradiso del Sub.

La Calabria è l’abbraccio di parenti e di gente che ti riconosce per strada e che subito ti chiede: «Quanti giorni ti fermi?», per prenotare un’ora insieme per “cuntarsi”, raccontarsi “tutte cose”.

È uno spritz pieno di portate, come una vera cena che, se non la provi, non riesci ad immaginarla. È il posto dove tutti ti conoscono e ti invitano “a favorire”, cioè a condividere un pranzo o una cena. E non puoi rifiutare, perché ti avvertono: «Ci offendiamo e non ti parliamo più».

È il tempo che si misura in mo’, cioè in adesso, in quel preciso istante. È un sentirsi in paradiso prima di arrivarci

Ogni regione d’Italia è straordinaria, ricca di angoli pittoreschi e caratteristici. Eppure, penso che creando la Calabria Dio abbia davvero esagerato nel concentrare tante bellezze in un unico territorio.

Questa regione si differenzia notevolmente dal resto della Penisola, di cui forma l’estrema propaggine tra due mari, il Tirreno e lo Ionio. È una terra inquieta dalle diverse nature e dai mille volti.

E non finisce mai di stupire per i suoi forti contrasti, per gli intrecci culturali, per le sue contraddizioni. Mitici i suoi 800 chilometri di coste, straordinari i massicci boscosi del Pollino dove si trova il Parco dei parchi, voluto fortemente da Francesco Bevilacqua nel 1993.

E i massicci della Sila, delle Serre e dell’Aspromonte, che insieme ai rilievi collinari formano il 90% del territorio. Favorita dalla natura, questa regione vanta un patrimonio di biodiversità che comprende specie arboree uniche al mondo. In un’area marginale del massiccio del Pollino, a Morano calabro, sorge il Parco della lavanda, che attira con la magia dei colori e l’intenso profumo. Esso richiama il più classico paesaggio provenzale.

Crocevia di percorsi e per questo esposta ad assalti ed invasioni, la Calabria vede prima l’arrivo dei greci, dei romani, poi dei normanni, degli svevi, degli angioini e infine degli aragonesi. Di tutti questi popoli rimangono testimonianze culturali e artistiche di grande rilievo, ma anche gastronomiche.

Nonostante la complessità del quadro politico e delle continue lotte, la dimensione spirituale ricopre un ruolo essenziale. Nel XV secolo rilevante la figura di un eremita, Francesco di Paola, fondatore dei Frati Minimi, proclamato santo nel 1519 da papa Leone X, diventerà il patrono della Calabria.

I suoi abitanti, hanno una fede semplice e genuina, che si manifesta ancora con processioni, con infiorate e con pellegrinaggi verso i suoi tanti  monasteri e santuari: quello di Santa Maria delle Armi, di San Francesco di Paola, quello di Santa Maria Assunta di Tropea, quello della Madonna della Stella….

Perfino Gattuso, calabrese e ora il nuovo allenatore della nostra Nazionale, ha scelto come luogo di ritiro per gli azzurri questa regione e li porterà al Santuario della Madonna dei Polsi, in Aspromonte.

Terra di passaggio ieri come oggi, ha conosciuto un’emigrazione sia di tipo orizzontale verso altri Paesi e continenti, sia di tipo verticale all’interno della stessa regione. È diventata perciò terra di accoglienza e sa essere solidale, ospitale e generosa verso profughi e verso chiunque, anche verso i numerosi turisti.

C’è una nave fra i boschi di pini e faggi del Parco Old, sull’altopiano della Sila, un Museo narrante dell’emigrazione, molto particolare presso Camigliatello silano. Nave perché la lunga sala espositiva assomiglia ad una coperta di quei grandi bastimenti che, dalla fine dell’Ottocento in poi, trasportavano gli italiani in cerca di fortuna. È narrante perché il visitatore ha davanti a sé foto, filmati, testi, documentari… e può ascoltare canzoni d’epoca.

La nave della Sila ci ricorda che in fondo siamo tutti nella stessa barca, che ci si salva o  si perde insieme. Colpiscono le immagini toccanti dei pionieri dell’emigrazione durante l’esodo e mentre sbarcano nella “terra promessa”. Parlano di miseria, di attesa, di sofferenza, di speranza, di piccoli e grandi eroismi, dell’apporto dato dagli italiani nella loro nuova patria.

La Calabria ti rende orgoglioso di essere un suo figlio, è appartenenza ad un popolo che ha sofferto e soffre, ma che è aperto, generoso.

Ricordo una volta che la macchina presa a noleggio a un certo punto si era fermata, un sabato, sull’imbrunire. Mio marito era da solo, disperato, senza telefonino. Si sono fermati in due: il primo ha detto che non c’era benzina ed è andato da un suo amico con una tanica, l’altro è rimasto con mio marito e gli ha dato una bottiglietta di acqua minerale e mezzo panino con il salame piccante.

Riempito il serbatoio di benzina, mio marito ha preso il portafoglio per pagare… Non c’è stato verso di dare qualcosa né all’uno né all’altro! Con la mano destra sul petto ognuno di loro ripeteva: «Guarda che mi offendo». In più, l’altro aveva portato tranci di pizza preparata da sua suocera. Poi l’hanno scortato fino a casa e così il giorno dopo siamo stati noi a dire: «Favorite».

Perché la Calabria è anche questo aiutarsi, mettere in comune, amare gratuitamente. Essa ha conservato stili di vita e valori altrove perduti o ritenuti superati, che possono essere invece tuttora proposti come modello educativo per grandi e per piccoli.

Grazie direttore e buon lavoro.

Annamaria Carobella

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