Perché Renzi?

Il deputato Andrea Sarubbi, componente della Commissione affari sociali, è convinto che il cambiamento sia l’argine all’antipolitica e oggi è urgente cambiare uomini e politiche
matteo renzi

Andrea Sarubbi è stato il primo deputato del Pd ad aver firmato la proposta di legge sulla cittadinanza agli stranieri. Espone pubblicamente il suo sostegno al sindaco di Firenze, consapevole di essere una minoranza nel suo partito. Lo spinge la voglia di cambiamento che esige oggi il Paese.

«La prima motivazione per cui sostengo Renzi è che l’Italia è un Paese profondamente conservatore e statico. L’ultima riforma, quella delle Regioni, risale agli anni Settanta. Dopo si sono solidificate delle rendite di posizioni che nessuno ha voluto cedere. Tutti a parole sono d’accordo, per esempio, sulla riforma delle Province e sulle liberalizzazioni, ma nei fatti, appena si tocca un interesse particolare, tutto si blocca. In questi anni il centrosinistra stesso è stato più conservatore che riformista.

«La candidatura di Matteo Renzi rompe un circolo vizioso: apre al cambiamento e al merito. Dobbiamo avere il coraggio di guardare le nostre debolezze: perché nella pubblica amministrazione e nella scuola non si può valutare in base al merito? Perché sono diritti acquisiti di un elettorato che vota per il centrosinistra. L’Italia ha bisogno di uno slancio nuovo, di rompere le incrostazioni. Matteo Renzi è l’anticalcare. Non butti il rubinetto, ma lo liberi dalle ostruzioni.

«La seconda motivazione è la necessità di un cambiamento dell’attuale classe politica, perché è l’unico modo di rispondere all’antipolitica. A metà degli anni Novanta c’è stata la crisi di credibilità della politica per lo scandalo di Mani pulite. Ha avuto grande successo un imprenditore che si è creato la falsa immagine di un uomo fuori dall’agone politico e dalla corruzione e si è affermato un partito al grido di "Roma ladrona" cavalcando i temi dell’antipolitica. Cosa fa una politica seria? Come diceva Moro parlando della Democrazia cristiana: "Noi dobbiamo essere capaci di essere alternativi a noi stessi".

«Nel Governo Prodi del ’96 è passata l’idea del rinnovamento: vicepresidente Walter Veltroni, ministro della Sanità Rosy Bindi, Pierluigi Bersani ministro dell’Industria. Giovani e capaci. È passata la riforma dei sindaci, il popolo può eleggere direttamente il primo cittadino. A Roma dopo decenni di sindaci decisi dai partiti è stato eletto Francesco Rutelli a 39 anni. Insomma la politica, in quegli anni, ha risposto bene alle esigenze di cambiamento.

«Ora, più o meno, siamo nelle stesse condizioni. E la classe politica che si è affermata a metà degli anni Novanta è la stessa identica di oggi. Bisogna cambiare e non solo le facce. Matteo Renzi è l’ultimo baluardo di fronte all’antipolitica da combattere con la politica vera e delle proposte serie.

«Matteo Renzi propone la semplificazione burocratica, la digitalizzazione dell’Italia, il fisco da parte dei cittadini con la possibilità di fare online la dichiarazione dei redditi, vuole ampliare l’offerta degli asili nidi per creare 450 mila posti in più per i bambini, progetta il divieto del cumulo dei vitalizi per i politici, il taglio del finanziamento pubblico ai partiti, la trasparenza delle spese da verificare in rete, la riduzione del numero dei parlamentari.

«Il terzo motivo è che con Matteo Renzi cambiamo la politica italiana perché in questo modo si costringono al cambiamento tutti gli altri partiti. Berlusconi non si potrebbe più candidare perché non reggerebbe più il confronto. Si amplia il bacino di voti del Pd perché si apre al centro, senza bisogno di chiedere elemosine a destra e a manca, per poi potersi liberamente alleare, senza ricatti, con le forze riformiste».

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons