Perché Fare, perché Giannino/ Enrico?

Nonostante le dimissioni del leader del movimento, non si ferma l’impegno per la tornata elettorale. Il commento di Margherita Frappa, candidata al Senato per il Lazio
Oscar Giannino e il simbolo del suo movimento

La bufera sul presunto master conseguito a Chicago da Oscar Giannino, fondatore di Fare per fermare il declino, e che ne ha provocato le dimissioni da presidente non ferma il lavoro del movimento. Al suo posto il direttivo di mercoledì pomeriggio ha scelto Silvia Enrico, avvocato di Albenga, tra gli iniziatori del movimento. «E’ un esempio di coerenza con il nostro programma. Oscar non poteva continuare nel suo incarico, come ha ben spiegato, senza entrare in contraddizione con quanto ci proponiamo di fare nella trasparenza e nella legalità. Apprezzo il suo gesto che non inficia il lavoro svolto fino ad ora. Andiamo avanti con convinzione» Margherita Frappa, candidata al senato per il Lazio non torna indietro. E’ dispiaciuta per gli equivoci non chiariti con prontezza dal suo leader, ma invita a guardare al progetto che in pochi mesi Fare ha costruito coinvolgendo migliaia di persone.

«Siamo nati a luglio come movimento culturale e oggi andiamo alle elezioni fuori da ogni alleanza, poiché è necessaria una nuova classe politica senza conflitti d’interesse, non mescolata con l’economia e la finanza (i casi Finmeccanica e MPS sono paradigmatici), realmente al servizio del cittadino.

L’economia e l’Europa Nonostante l’operosità e la capacità di resistenza dell’impianto produttivo italiano, oggi il nostro Paese è strangolato da tasse sempre più elevate che deprimono l’economia, a fronte di servizi al cittadino sempre più carenti. La colpa non è dell’Euro, ma di una politica che non ha saputo fare scelte oculate riducendo la spesa pubblica. L’Ue va senz’altro riformata, ma va intesa come uno strumento di stabilità del continente, di pace, non come un nemico da combattere.

Per abbassare le tasse e rilanciare l’economia è fondamentale ridurre il debito Una seria lotta all’evasione fiscale è necessaria come anche un nuovo ordinamento fiscale più equo. Gare internazionali trasparenti, rendere concorrenziali alcuni settori oggi sotto il monopolio di Stato, ma anche una revisione della spesa pubblica sono la ricetta di FARE. Infine intendiamo in 5 anni abolire l’IRAP, tassa odiosa che spesso porta al fallimento le piccole aziende in difficoltà.

La scuola Risparmiare si può (e si deve) senza tagli al welfare, anzi, FARE propone di aumentare i fondi per l’Istruzione, ma nel quadro di una riforma scolastica ed universitaria che premi il merito, innanzitutto di atenei, professori ed insegnanti. L’istruzione è un bene prezioso e va tutelato: l’Italia ha perso molte posizioni nella graduatoria OCSE e i migliori cervelli emigrano. Solo rendendo davvero meritocratica la carriera di insegnanti e professori possiamo estirpare le baronie e dare ai giovani le stesse opportunità: la scuola deve orientare, facilitare l’accesso al mondo del lavoro, sostenere gli studenti più deboli.

Le pensioni Fondamentale è la revisione delle pensioni: a fronte di milioni di pensioni minime, meno dello 0,5% dei pensionati ricevono il 12% del totale delle pensioni. Ponendo un tetto a 4 mila euro per le pensioni più alte liberemmo risorse necessarie ad aumentare le minime garantendo una vita più dignitosa a questi nostri concittadini.

La famiglia Oggi in Italia fare figli è un lusso, per questo FARE propone il quoziente familiare destinando alle famiglie l’1% del PIL ed accostando a questa misura fiscale un forte impegno per la conciliazione lavoro-famiglia, nonché adeguati servizi all’infanzia. Sul fronte lavoro FARE sostiene che solo diminuendo le tasse su lavoro ed imprese è possibile un rilancio dell’economia. FARE intende applicare una tassazione del lavoro modulata sulle tutele del lavoratore. Le tasse aumenteranno con l’acquisizione di contratti stabili e meglio retribuiti.

Ambiente e giustizia Il paesaggio e la natura sono un patrimonio inestimabile del nostro Paese e vanno tutelati difendendoli da speculazioni edilizie: ciò è possibile solo con uno Stato regolatore e che affronti altresì una lotta seria e coraggiosa alle mafie, anche e soprattutto alle loro infiltrazioni nella gestione ad esempio di rifiuti e territorio. I processi in Italia durano troppo, soprattutto i processi civili. L’incertezza del giudizio disincentiva gli investimenti esteri: dobbiamo ripartire dal “modello di Bolzano e Torino” fissando parametri sui tempi di svolgimento dei processi.

I cittadini stranieri Nell’immigrazione vediamo una risorsa e non solo una criticità, è quindi fondamentale la cosiddetta legge “ius soli”, nonché un vero piano di integrazione.

Perchè votare FARE per Fermare il Declino? La risposta è netta: perché solo una forza di “non politici” competenti, preparati, senza conflitti d’interesse, con nelle fila molte donne e molti giovani (e pure un po’idealisti!) può portare una reale novità nello scenario politico italiano. FARE sul sito www.fare2013.it spiega nel dettaglio punto per punto come realizzare il suo programma e vari istituti di studi economici hanno indicato nel nostro programma uno strumento in grado di sanare un Paese in declino come l’Italia. La bellezza dell’avventura civica di FARE è nei numeri: una campagna low cost, ma interamente finanziata dagli aderenti (FARE rifiuterà il finanziamento pubblico) che ha coinvolto quasi 23 mila volontari, oltre 70 mila aderenti; milioni di visualizzazioni delle pagine web e dei social media, migliaia di banchetti nelle strade italiane, oltre il triplo delle firme raccolte per la presentazione delle liste. FARE dimostra che la passione civica non è assopita e che gli italiani non sono per l’anti politica, ma per la buona politica, anche quella che sa riconoscere gli errori.

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