Per la gente e in mezzo alla gente

Un ricordo personale di monsignor Gualtiero Bassetti, creato cardinale da papa Francesco nel concistoro del 22 febbraio. Una disarmante familiarità, un affetto sincero per i suoi concittadini
Bassetti

In questi giorni, dopo la solenne celebrazione del Concistoro in Vaticano, abbiamo sentito risuonare più volte storie e commenti sui nuovi sedici cardinali nominati a gennaio da Papa Francesco e “creati” lo scorso 22 febbraio, festa della Cattedra di San Pietro. Sono 16 nomi e volti tra cui troviamo non poche conferme della ventata di aria nuova che soffia nella Chiesa con papa Francesco. Una di queste novità, che ha lasciato sorpresi soprattutto noi italiani, viene proprio dalla terra di Francesco, il Santo, ed ha il volto e il nome di Gualtiero Bassetti, vescovo di Perugia.

Devo confessare che anch'io, originaria proprio di quella terra in cui nel tempo si sono intrecciate storie di grande santità e di forte anticlericalismo, all'annuncio della notizia non riuscivo a trattenere la commozione. Ma la gioia profonda non fioriva nel mio cuore tanto per il riconoscimento della mia città (pur spesso dimenticata), quanto per il riconoscimento di un uomo che ha fatto della condivisione e della prossimità vissuta nel quotidiano tra la gente la sua linea pastorale. Incrociando lo sguardo di mons. Bassetti, come mi è capitato lo scorso anno, emerge in maniera chiara una tenerezza ed una sensibilità che non lasciano indifferenti.

Unico italiano tra i vescovi residenziali creati cardinali da papa Francesco, mons. Gualtiero Bassetti è nato a Popolano di Marradi, provincia di Firenze, al confine con l’Emilia. Ordinato prete nel 1966, viene fatto vescovo da Giovanni Paolo II nel 1944. Dal 1998 è nella sede vescovile di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, dove concentra la sua attività sui giovani e le famiglie, con un’attenzione specifica alla preparazione delle coppie al matrimonio. In particolare «punta a trasformare le parrocchie in comunità missionarie dove si annuncia il Vangelo a quanti sono lontani». Nel 2009 viene promosso alla sede arcivescovile metropolitana di Perugia – Città della Pieve. Nello stesso anno l’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana lo elegge vice presidente. Infine Papa Francesco lo crea cardinale nel Concistoro del 22 febbraio 2014, del titolo della chiesa di Santa Cecilia in Roma.

L'ho incontrato ad una veglia in cattedrale a Perugia la primavera scorsa, trascinata in sacrestia da mia sorella “attivista” della Pastorale Giovanile. Subito e soprattutto mi colpisce quella sera il suo rapporto con i sacerdoti più giovani, una disarmante familiarità da cui traspariva l'affetto schietto e sincero di un padre con i suoi figli. Sono queste solo alcune delle qualità che hanno fatto di lui in questi pochi anni un vescovo amato a Perugia, che si è fatto strumento di collegialità ed ha creato luoghi di comunione che hanno portato ad una fioritura impensata e inimmaginabile – almeno per me che ci sono cresciuta – della chiesa perugina.

Don Riccardo Pascolini, responsabile della Pastorale Giovanile, mi ha raccontato un episodio tra tanti: «Era un venerdì sera (18 marzo 2011) e, sebbene in piazza IV novembre il vento rendesse l’aria un po’ fredda, si respirava un calore particolare: tanti giovani erano in strada a ballare e festeggiare per la Missione Giovani che in quei giorni si avviava alla conclusione. Mentre questi giovani ballavano insieme ai frati e alle suore, mi accorsi che, seduto sulle scalette ai piedi del duomo, c’era un signore che non avevo subito riconosciuto: il nostro vescovo. Era rimasto così tanto colpito dalla gioia (e forse dal rumore) che quei giovani emanavano, una gioia generata dalla fede che avevano riscoperto durante la missione, che aveva preferito lasciare il caldo del suo appartamento per godersi il calore di quei suoi figli. Ma l’aspetto più interessante fu proprio questo suo sedersi, silenziosamente, sugli scalini, mischiandosi alla gente: lì ho capito concretamente che il nostro vescovo è fatto per stare in mezzo alla gente, in mezzo ai giovani».

Proprio questo è stato il filo conduttore dell’episcopato del futuro porporato: per la gente e in mezzo alla gente. Il suo esempio, fatto di umiltà, attenzione, servizio, ma anche caratterizzato da un ascolto delicato, un sorriso luminoso e un affetto contagioso, diventa modello per i sacerdoti della diocesi e per i fedeli tutti. Uno stile pastorale che fa riecheggiare nel cuore e nella mente la meravigliosa espressione di sant'Agostino: “Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano”, di cui troviamo in Gualtiero Bassetti una splendida icona.

Le sue parole, all'indomani dell'annuncio, non sono che la conferma di questo suo essere: «Quando ho capito che questa notizia era vera, ho sentito tutta la mia pochezza, tutta la mia inadeguatezza di fronte ad una chiamata che è molto più grande. Veramente mi sono sentito proprio venir meno. Possibile che il papa si sia chinato su di me? In quel momento, davanti agli occhi, la Madonna del Conforto». 

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