Penso e vivo. Penso perché vivo

Nella cittadella internazionale di Loppiano, continuano i lavori della terza edizione di un laboratorio sempre più originale dove c'è spazio per le relazioni legate al cibo ma si parla anche di fine vita
Uno dei laboratori di Loppianolab

Quando i colleghi mi chiedono che cosa sia LoppianoLab, la prima risposta che mi viene spontanea è un semplice «vieni e vedi». Perché è difficile descrivere un insieme di incontri, stand, stage di poche ore, discussioni… in cui non ci si ferma solo ad ascoltare dei sapienti professori o dei luminari illuminati, e nel contempo non ci si insterilisce in infinite discussioni autoreferenziali in fondo anarchiche. A LoppianoLab, e questa è la sua “cifra”, si pensa e si vive. Si pensa perché si vive.

Non si vive, non si agisce perché si è pensato, non si vive solo perché si sono elaborate teorie geniali che secondo i promotori sarebbero atte a cambiare il mondo con un colpo di bacchetta magica. Al contrario, innanzitutto a LoppianoLab si vive, e dall’azione si cerca di trarre le giuste conseguenze razionali.

Mi spiego altrimenti, con un paio di esempi: negli stand e nei convegni dell’Economia di Comunione si presentano aziende che hanno cercato di realizzare i principi di fraternità, giustizia, condivisione tipici del progetto dell’Economia di Comunione. Fatti, non parole; fatti dettati da un’ispirazione, quella del 1991 di Chiara Lubich in Brasile, seguita ben presto da centinaia di imprenditori. Ma è dalla loro vita aziendale, dai loro commerci, dalle loro produzioni, dai loro problemi sindacali, dalla vita delle loro aziende che è nato e cresce poco alla volta un pensiero economico atto ad essere imitato, ad essere credibile. Perché vissuto.

Negli stand al polo Lionello c'è lo scultore di legno e la ceramista, chi ha investito in energie rinnovabili e chi in prodotti della terra, c'è il lavoro coraggioso dei giovani del Sud che grazie al progetto Policoro sono entrati nel mondo imprenditoriale. Stupisce scoprire il ruolo del cibo nelle relazioni e che queste relazioni restano autentiche anche quando le parole diventano ultime e la vita abbandona. Anche qui tanto vissuto.

Altro esempio, il “pensatoio” realizzato dal Gruppo editoriale Città Nuova di questo venerdì: erano presenti una trentina di autori ed editorialisti (che nell’insieme collezionano più di 200 volumi pubblicati, e migliaia di articoli), ispirati dalla vita di autori che hanno “vissuto” la spiritualità del Movimento dei focolari. Si sono riuniti per verificare e migliorare la linea editoriale del Gruppo, in un laboratorio mai interrotto che, in qualche modo “a spirale” agisce e pensa e, perché ha pensato, agisce di nuovo…
È questa la spirale di LoppianoLab.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons