Padre Federico Lombardi, o della coerenza

Uno stile di lavoro e di servizio sempre attuale, anche nella fase di reimpostazione del comparto mediatico vaticano. Rimane come responsabile della Sala stampa vaticana
Federico Lombardi

Padre Federico Lombardi, uomo di Dio, rigore e mass media, lascia la Radio Vaticana, dopo aver lasciato anche il CTV. Ora rimane solo come responsabile della Sala stampa vaticana. Non più giovanissimo, continua il suo lavoro al servizio della Chiesa. Un suo zio, il celebre Riccardo Lombardi, il "microfono di Dio", aveva conquistato la scena ecclesiale nell'epoca immediatamente pre-conciliare per sostenere alcune istanze che poi sarebbero state valorizzate dal Vaticano II, in particolare la presenza dei laici nella Chiesa; mentre un altro suo zio, il giurista Gabrio Lombardi, era il punto di riferimento per i giuristi cattolici al punto da diventare leader del Comitato per il referendum sul divorzio, contro la legge Fortuna-Baslini. Come i due zii, il gesuita Federico ha sì conquistato la scena con la voce, ma non facendo omelie infuocate o comizi intransigenti: lui no, la sua voce l'ha usata senza mai gridare alla radio.

 

Non credo che esista nel mondo del giornalismo che ruota attorno alla Santa Sede un solo cronista che non abbia nutrito rispetto per la sua figura ieratica, semplice e sobria (persino Sandro Magister, pur senza peli sulla lingua, ha per lui un rispetto al di sopra di ogni sospetto): mai uno scatto d'ira, mai uno sfoggio importuno di un qualsiasi segno di ricchezza, mai un favoritismo, mai un interesse personale ottenuto per la sua posizione. Al papa lo uniscono tante cose, a cominciare dalla sua scelta ignaziana, ma in particolare mi piace ricordare due oggetti di "vile cuoio nero", la cartella consumata dal tempo della riflessione e della fatica e le scarpe, certo non firmate Prada o Valentino, consumate dal tanto camminare.

 

Un uomo d'altri tempi, verrebbe da dire. E invece no, padre Federico Lombardi è un uomo per questi tempi. Certo, l'età avanza, la "carriera" è ormai lunghissima, il suo metodo di lavoro è analogico e non digitale. Era tempo di passare la mano. Ma c'è da sperare che la sua impareggiabile capacità di ascolto, la sua vena conciliatoria, il suo sottile umorismo che sdrammatizzava le situazioni più ingarbugliate e il suo rigore morale vengano ripresi da coloro che stanno reimpostando il comparto mediatico vaticano: non si discute certo il bisogno di rinnovare dei media un pò obsoleti e costosi, ci mancherebbe. Ma viene da dire che, siccome per i cristiani (e non solo) la forma è anche sostanza, sobrietà, disinteresse, profonda condotta spirituale e coerenza di vita restino "lo stile" di lavoro per mons. Edoardo Viganò e tutta la sua équipe, a cui vanno peraltro i nostri migliori auguri.

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