Ogni uomo sia protagonista del bene

Dopo la beatificazione di papa Wojtyla, resta il suo insegnamento: credere nella capacità di ogni uomo di compiere il bene, nonostante tutto
giovanni paolo II foto ufficiale beatificazione

«Nos, vota fratris nostri Augustini cardinalis Vallini… ». Non appena il papa termina di pronunciare la tradizionale formula in latino, in cui ufficialmente proclama beato Giovanni Paolo II, uno scrosciante e interminabile applauso parte da una piazza San Pietro gremita di gente. Si scopre finalmente anche il drappo bianco che ricopriva la gigantografia di un bellissimo e sorridente Giovanni Paolo II. È una foto scattata da Gregor Galazka, fotografo freelance polacco nel 1995. È la foto che tutti avremmo scelto e voluto vedere lì. E un’onda di commozione ha pervaso la piazza.

 

Ecco, la folla. Nel giorno di Giovanni Paolo II torna il popolo. Oltre un milione di persone – dicono alla prefettura di Roma – ha assistito alla beatificazione. La sera prima, alla veglia notturna organizzata dal vicariato di Roma, erano in 200 mila. Non è stato facile attendere tutta la notte sulle strade di Roma, procedere su via della Conciliazione, aspettare l’apertura dei varchi. Faceva freddo ed è caduta pure qualche goccia di poggia. Eppure tante persone l’hanno fatto.

 

A vedere la folla dall’alto, così attenta nel seguire le varie fasi della cerimonia, e così commossa nei momenti più forti, la mente va alle preoccupazioni, ai dolori, alle situazioni spesso drammatiche vissute in questi giorni. Alla tensione in Libia, alla catastrofe in Giappone, ai disperati sbarchi sull’isola di Lampedusa. La folla ieri sulle strade di Roma era come un grido lanciato al mondo per dire che l’umanità è ancora capace di dare speranza, di vivere per qualcosa di grande, di seguire e lodare un santo. In fondo è stata questa la più grande lezione lasciata dal pontificato di Giovanni Paolo II: credere nonostante tutto nella capacità di bene che è in ogni uomo e nella possibilità di un riscatto finale e positivo che è insito nella storia.

 

Una piazza dunque in festa ma che sa diventare silenziosa nella preghiera. Le telecamere riprendono allora mani congiunte e persone inginocchiate. È uno dei momenti più forti di tutta la cerimonia. Quello stesso e interminabile silenzio che ha accompagnato papa Benedetto XVI, al termine della cerimonia, in ginocchio di fronte alla bara di Giovanni Paolo II.

 

Eccolo l’altro protagonista della beatificazione di Giovanni Paolo II: Benedetto XVI. Il papa che è stato eletto suo successore e come tale, ha preso di fronte agli occhi del mondo un’eredità estremamente difficile da gestire. A vederlo ieri, era come se fosse tornato per un giorno il card. Ratzinger al seguito di papa Giovanni Paolo II. Si è come fatto da parte, per lasciar spazio alla luce mai spenta del beato Karol Wojtyla.

 

E ieri Benedetto XVI era emozionato. Per 23 anni gli è stato vicino come suo stretto collaboratore, chiamato personalmente da papa Wojtyla alla guida di uno dei dicasteri più delicati della Santa Sede, e cioè la Congregazione per la dottrina della fede. Ma dietro il Pontificato di Giovanni Paolo II c’era sicuramente anche lui. Si può forse oggi dire che papa Wojtyla poté svolgere liberamente il suo magistero, pellegrino in tutto il mondo, perché sapeva di avere a Roma un fedele servitore. Ed oggi Benedetto XVI può dire: «Ringrazio Dio anche per la personale esperienza che mi ha concesso».

 

Poi un’ammissione. Fin dal giorno dei suoi funerali, «noi sentivamo aleggiare il profumo della sua santità». Ecco perché Benedetto XVI ha «voluto nel doveroso rispetto della normativa della Chiesa» che la sua beatificazione procedesse «con discreta celerità». “Santo subito”, gridava la folla e Benedetto XVI l’ha ascoltata. «Ed ecco – ha detto ieri – che il giorno atteso è arrivato, è arrivato presto, perché così è piaciuto al Signore: Giovanni Paolo II è beato».

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