Napoli, la protesta degli elettori

Dopo una campagna elettorale difficile e accuse incrociate di compravendita di voti, i partenopei chiedono di voltare pagina e puntano sui programmi dei candidati
lettieri de magistris

La città di Napoli chiede una svolta. Con il voto di domenica e lunedì i cittadini partenopei, esasperati dai soliti atavici problemi – mancanza di lavoro, immondizia che invade le strade nonostante l’esercito, infiltrazione camorristica in quasi tutti gli strati della società – non hanno nascosto la testa sotto la sabbia ed hanno partecipato alle elezioni, raggiungendo una percentuale ragguardevole: il 60,32 per cento, con una netta maggioranza femminile. Paragonato al dato nazionale (71, 04) e a quello locale delle precedenti consultazioni (66,67), è certamente una cifra deludente, ma non tanto come si temeva. Chi questa campagna elettorale l’ha vissuta in prima persona, dice che c’è stato un ritorno di una buona parte degli intellettuali, mentre la maggioranza degli astenuti va cercata nella classe media e tra i giovani.

 

Al ballottaggio vanno Gianni Lettieri, sostenuto dal Popolo della libertà ed altre dieci liste che ha raccolto il 38,52 per cento e Luigi De Magistris candidato di Di Pietro-Italia dei valori e supportato da altre tre liste, con il 27,52. Terzo, Mario Morcone del Pd, con il 19,15; quarto, Raimondo Pasquino del Terzo polo, con il 9,74. Seguono gli altri candidati con percentuali che vanno dal 2,17 in giù.

 

Che cosa vuole dire Napoli con questo voto? Chiede, certamente, un segnale di discontinuità con tutto quello che, nel bene e nel male, si è cercato di fare fino ad oggi. Chiede una seria politica per il lavoro, per la sicurezza, per una vera igiene cittadina e, soprattutto, non ci sta più ad essere tacciata come città sporca, piena di fannulloni che non sono capaci neanche di fare la raccolta differenziata e dominata dalla criminalità organizzata. I cittadini vogliono essere messi alla prova.

 

Nella loro millenaria storia hanno dimostrato che quando viene chiesto loro molto, sono in grado di darlo. Non vogliono contentini e soluzioni-tampone, pretendono manovre sistematiche e serie. Questo è il segnale venuto dalle centinaia di giovani che, a dispetto del disinteresse dei loro coetanei, si sono impegnati in prima persona per questo o quel candidato.

 

Nei prossimi quindici giorni, i due candidati ancora in corsa dovranno dimostrare quello che valgono e riuscire a convincere gli elettori degli altri schieramenti e, soprattutto, gli astenuti. Le prime dichiarazione rilasciate da entrambi fanno ben sperare. Lettieri ha affermato: «Darò un messaggio chiaro a tutti gli elettori moderati. Napoli deve essere governata con progettualità e concretezza». De Magistris invece ha commentato: «Risultato straordinario, senza precedenti. Napoli ha bisogno di un cambiamento che vada al di là delle ideologie e di un nuovo modo di fare politica».

 

Ma è necessario abbassare i toni perché anche a Napoli, come in altre parti d’Italia, il clima si è surriscaldato e la campagna elettorale ha vissuto momenti di eccessiva estremizzazione. I vari candidati hanno acceso la polemica con accuse reciproche di compravendita di voti e di inquinamento delle liste: purtroppo, in più di un caso, per entrambi i problemi ci sono stati riscontri reali e se ne stanno già occupando i magistrati.

 

La sinistra, inoltre, ha pagato lo scotto delle primarie-farsa e non è riuscita a sanare le divisioni che da tempo la caratterizzano. Dal canto suo, Lettieri non è stato in grado di coagulare attorno a sé tutta quella parte di imprenditori e del ceto medio-alto sul quale era sicuro di poter contare. Ma adesso è il momento di pensare a Napoli, ai suoi problemi e a come risolverli. Basta con le stoccate ed avanti con un atteggiamento programmatico, fatto di concretezza e trasparenza.

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