Mps e il rischio sciacallaggio

Il suicidio del responsabile della comunicazione della banca e il tentativo di altri istituti di credito di attrarre i capitali facendo leva sui timori dei correntisti. Intervista a Stefano Biondi, segretario Fiba Cisl Toscana
Monte Paschi di Siena suicidio di David Rossi

La decisione di David Rossi, responsabile della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, di togliersi la vita lanciandosi dal balcone del suo ufficio è l'ennesimo colpo di scena in una vicenda ancora oscura, nonché dolorosissima per quanti, a diversi livelli di responsabilità, vi sono implicati.

Stefano Biondi, segretario Fiba Cisl Toscana, non esita ad esprimere solidarietà ai familiari e agli amici per quel drammatico gesto, ma avverte: il peggio potrebbe ancora arrivare negli intrichi economico-finanziari che vedono protagonisti Mps, ma che «hanno propaggini nell’intero sistema finanziario e creditizio che da tempo aspetta una profonda riforma delle regole annunciata e auspicata come urgente da tutti all’indomani del manifestarsi della crisi e dei fenomeni correlati nel 2007, ma alla quale nessuno ha messo mano e qui i ritardi della politica sono ingiustificati e gravi. Tutta questa vicenda – afferma – appare sempre più oscura: andare a fondo, significa svelare un sistema fondato su rapporti impostati male, con commistioni tra pubblico e privato, conflitti di interesse tra politica e mondo degli affari e una gestione non solo non trasparente, ma addirittura impropria del credito».

Biondi, la vicenda Mps si complica…
«È destinata ad essere per il Paese un problema enorme. La stessa morte di Rossi, al di là della vicenda personale dolorosissima, è un evento paradigmatico anche dello sconforto che da mesi si sta vivendo: c'è grande precarietà, ma anche consapevolezza delle difficoltà, sia interne che esterne. La banca sta perdendo liquidità e rapporti consolidati per miliardi… C'è un insieme di elementi che può creare un condizionamento psicologico e un clima ancora più pesante. Dentro ogni problema ne sorge un altro, ad esempio la questione Antonveneta, e non se ne potrà uscire senza una svolta».

Ma come invertire la rotta in questo momento?
«Servono regole nuove, cose semplici e "banali" come la trasparenza. Nel caso di Rossi, non credo che avesse più colpe di altri. Purtroppo, però, è stato costruito un sistema che ha indotto tante persone ad assumere comportamenti "opachi", un modo di fare che ha contraddistinto la gestione dei manager. In tanti hanno preferito non solo non vedere ad esempio i conflitti di interessi esistenti tra Comune e banca, ma accettarli e digerirli per anni senza colpo ferire. Questa situazione ha quindi determinato un'etica "ad assetto variabile", vale a dire: non è giusto ciò che è giusto, ma è giusto ciò che conviene».

Nella pratica cosa significava?
«La sofferenza dei lavoratori nelle filiali era ed è enorme, eppure tanti di loro facevano finta di non vedere. C'è stato un consenso sociale diffuso e chi aveva le mani in pasta più degli altri adesso vive il dramma di assistere al crollo di un castello di carte costruito negli anni, con il terreno scivola sotto i piedi. La situazione è davvero grave e non riguarda solo la banca, ma l'intero sistema Paese».

In che senso?
«Il rischio è che si inneschi un effetto domino a causa dello sciacallaggio in atto, nei confronti di Mps, da parte dei titolari di altri istituti di credito. Avendo difficoltà di liquidità, questi ultimi stanno chiedendo ai clienti che hanno più conti correnti il trasferimento alla loro banca dei fondi depositati presso il Monte Paschi. Così facendo, però, non capiscono che in cambio di un po' di liquidità stanno tagliando il ramo su cui sono seduti e rischiano di far saltare l'intero sistema. E la cosa peggiore è che non sta intervenendo nessuno. Nessuno vuole prendere in mano la situazione e la logica degli stipendi e degli incentivi sui prodotti pattumiera, che fanno guadagnare chi li vende, continua peggio di prima. I clienti, prima di investire i propri soldi, dovrebbero sapere che quell'investimento comporta un agio personale per chi lo propone. Capisco la solitudine di tanti lavoratori, ma è il frutto di un consenso diffuso ad un sistema illecito, raggiunto anche grazie alla complicità e alla convenienza della società civile. Un sistema che porta denaro a tutti e che nessuno vuole toccare».

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