Milano e Chiara Lubich

Ieri sera nella basilica di S.Ambrogio celebrazione eucaristica con il cardinale Dionigi Tettamanzi. A Palazzo Marino il 17 marzo un convegno dal titolo “Semi di fraternità per un mondo più unito”, presente il sindaco Letizia Moratti. Il capoluogo lombardo ricorda, a due anni dalla scomparsa, la sua illustre concittadina
Emmaus-Moratti

Sono in molti oggi a Milano a sentire l’urgenza di un messaggio nuovo e di speranza. La città, dietro una facciata che vorrebbe essere da esempio per il mondo puntando al grande Expo del 2015, appare oggi attraversata da profonde ferite: basti pensare all’omicidio di via Padova, o al consigliere comunale preso con le “dita nella marmellata” mentre si faceva consegnare da un imprenditore l’ennesima mazzetta.Si capisce quindi il desiderio di andare alla ricerca di un ricordo di qualcosa di buono per la città. Le immagini del conferimento a Chiara Lubich della cittadinanza onoraria di Milano nel 2004, proiettate all’inizio del convegno “Semi di fraternità per un mondo più unito” hanno dato subito un la misura di una via, quella della fraternità, da riprendere e fare propria. Nella prestiogiosa sala Alessi di Palazzo Marino sono stati il sindaco Letizia Moratti ed il consiglio comunale ad accogliere ospiti e relatori.

 

Letizia Moratti, che aveva avuto poco prima un incontro personale con Maria Voce, attuale presidente del Movimento dei focolari, ha più volte espresso l’importanza dell’esempio positivo di Chiara per la città.“Nell’impegno internazionale della Lubich c’è qualcosa che Milano sente molto vicino, ha continuato il primo cittadino-. La consapevolezza che il dialogo e l’incontro tra culture diverse bastano, da soli, a superare le incomprensioni tra i popoli; che i valori di solidarietà e comunione sono le basi su cui costruire un futuro di pace, ci appartengono. Il suo cammino è l’esempio di come l’amore per il prossimo, possa dare un senso concreto all’attività umana”.

Di unità ha parlato anche il professore Stefano Zamagni, mostrando come il principio di fraternità sia qualcosa che rompe dai tradizionali schemi di conflitto politico ed economico. Nel principio di fraternità non c’è spazio per la “concorrenza”, che ha per obiettivo l’eliminazione dell’altro, bensì per una sana “competizione”, la quale ha per fine il bene comune e quindi il bene anche dell’altro. Chiara, con l’intuizione nel 1991 dell’Economia di Comunione, non aveva certo in mente di costruire una nuova organizzazione economica, ma dare un esempio di come anche nell’economia l’amore e la fraternità vissuti concretamente gettino una luce nuova capace di generare ricchezza.  Per concludere, Zamagni ha voluto citare una metafora dello scrittore Paulo Coelho quando scrive che un uomo ha due opzioni nella vita: costruire o piantare. Chi costruisce terminata la costruzione non ha più nulla da fare se non vedere la sua opera invecchiare nel tempo. Chi pianta, ed è l’esempio di Chiara Lubich, dà vita a qualcosa destinato a crescere.

 Antonio Baggio, docente dell’università Sophia di Loppiano, ha ripercorso le tappe spirituali di Chiara, mettendo in luce come tutto sia nato dal desiderio di conoscenza di Dio. Ha poi accennato alla rivoluzione che il carisma può portare in politica e l’invito da lei rivolto ai politici di “amare il partito altrui come il proprio”.

Anche a Milano semi di fraternità sono sbocciati dal carisma di Chiara. Fra questi è stata presentata l’esperienza dell’Associazione Arcobaleno, che dal 1983 lavora insieme agli stranieri offrendo accoglienza, aiuti di prima necessità, uno sportello lavoro, una scuola d’italiano, momenti ricreativi e di reciproco scambio culturale attraverso visite alla città e incontri a tema, una scuola di teatro e un corso di informatica.

Mons. Gianni Zappa, dell’arcidiocesi di Milano, portando il saluto del cardinale Tettamanzi, ha voluto evidenziare l’importanza del dialogo nella spiritualità di Chiara, richiamando la città a un maggiore sforzo di dialogo. Dialogo inteso non come semplice ricerca di un compromesso che metta d’accordo un po’ tutti, ma come presupposto alla riconoscenza del valore e della dignità dell’altro in quanto persona a immagine di Dio, e quindi fratello.

A Maria Voce le parole conclusive del convegno. Ricordando le parole di Chiara in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria, ha sottolineato, come Chiara avesse individuato quasi una vocazione specifica di Milano, la vocazione al bene, all’amore, all’arte di amare. «La realizzazione di questo progetto è per Milano una mèta da perseguire con ogni impegno per non tradire quel disegno che Dio ha pensato per essa».

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons