Matera e la festa di Maria Santissima della Bruna
Culto religioso, fede popolare, tradizioni artistiche e artigianali, luminarie, litanie e canti folkloristici, cavalieri in costumi seicenteschi e complessi bandistici, sono solo alcune delle componenti che, unite a una secolare devozione per la santa protettrice della città di Matera, fanno del 2 luglio, il giorno della celebrazione di Maria Santissima della Bruna, un evento dal profondo significato non solo festivo, ma soprattutto spirituale.
Ma non finisce qui, perché vi è un momento della festa, giunta quest’anno alla sua 364^ edizione, che si connota di un risvolto sorprendentemente “arcaico”. Si tratta di una contesa senza esclusione di “spintoni”, anzi di un vero e proprio assalto della folla a un importante simbolo della festa. Un finale insomma al cardiopalmo, degno delle più incredibili leggende medievali, ma per scoprilo dovrete seguire fino alla fine il racconto di questa incredibile giornata materana.
Il culto della Madonna Bruna: tra fede cristiana e iconografia bizantina
Il culto della Madonna Bruna è giunto sino a noi dalla fine dell’VIII secolo, proprio l’epoca in cui i cavalieri indossavano una speciale corazza protettiva detta “brunia”. Da qui il senso etimologico di “protezione” fisica della corazza o brunia, si estende alla protezione spirituale esercitata dalla Madonna Bruna sulla città dei Sassi. Nel XIII secolo, poi il culto della Madonna protettrice di Matera si arricchì di un pregevole affresco bizantino, tutt’oggi custodito nel duomo cittadino. Nel 1300, poi, il papa Urbano VI collegò la celebrazione della Bruna a quella della visitazione di Maria ad Elisabetta, fissandone la ricorrenza al 2 luglio. L’immagine mariana venne infine incoronata da parte del “Capitolo vaticano” nel 1843 e quest’anno, 2023, al 180° anniversari, quella incoronazione resta più viva che mai nella storia e nei cuori dei materani.
Il tema della festa: «Donna, ecco tuo figlio!»
La celebrazione della Bruna 2023 prende spunto dal vangelo di Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio!”. «Le parole di Gesù – ha spiegato il vescovo di Matera mons. Antonio Giuseppe Caiazzo – non rivelano l’intento prettamente umano di affidare la madre al discepolo prediletto perché l’accudisca dopo la sua morte ma, al contrario, quello di affidare il discepolo a Maria, assegnandole una funzione materna che va al di là di quella biologica o di adozione e che è quella di diffondere la vita nuova tra gli uomini».
Il carro trionfale delle donne, mamme e artiste materane.
È il simbolo più emblematico della festa della Bruna, un enorme carro trionfale composto da statue in cartapesta montate sul telaio di un vero e proprio vagone ferroviario. Un capolavoro artigianale realizzato ogni anno ex novo dagli artisti locali della cartapesta ed è anche il mezzo di locomozione che, trainato da tre coppie di muli, viene utilizzato, il giorno del 2 luglio, per condurre in processione in tutta la città dei Sassi, la statua della Madonna Bruna.
Un carro che per la prima volta in 400 anni, è stato realizzato esclusivamente da donne: Annalisa Di Gioia, Elena Mirimao, Luigia Bonamassa e Laura D’Ercole. Le quattro eccellenti artiste e mamme materane hanno lavorato mesi per dare vita a quest’opera, ed è stato proprio come dare alla luce un figlio per poi mandarlo incontro al mondo, affidandolo alla protezione dalla Madonna Bruna.
Maria SS. della Bruna, arte e sartoria d’oro
La statua della Madonna Bruna risale molto probabilmente al 1792 e quest’anno l’abito di Maria è stato rinnovato da una bravissima sarta materana, Tina Cifarelli che lo ha trapuntato di motivi floreali e ricami tutti in filo d’oro.
I cavalieri della Bruna e il generale Tataranni
La loro investitura a difensori della statua della Bruna e del carro trionfale, risalirebbe al 1600 e da allora le varie generazioni di cavalieri materani, e per la verità anche cavallerizze, vestite di tutto punto, le vediamo sfilare in variopinte tenute d’epoca spagnola nel corso di tutta la giornata del 2 luglio. A chiamare a suon di tromba l’adunata dei cento cavalieri è il generale Angelo Raffaele Tataranni.
La messa solenne: «Nel grembo materno il segreto della vita»
«Nel vangelo della Visitazione – dice il vescovo nella sua omelia – Maria saluta Elisabetta, entrambe sono gravide e custodiscono il segreto della vita che è manifestazione della potenza di Dio. Un figlio – conclude mons. Caiazzo – è sempre un dono di Dio e la visita di Maria a S. Elisabetta, e quindi la festa della Bruna, ci insegna che la vita non può essere manipolata secondo gusti, desideri, o ancor peggio commercializzata. Un figlio è sempre un miracolo che apre il cuore dei genitori a Dio».
La festa di tutti.
Il 2 luglio è davvero a Matera la festa di tutti: degli adolescenti alla loro prima uscita di casa in tutta libertà, delle giovani coppie alla loro prima promessa d’amore davanti alla statua della Bruna. È la festa delle famiglie che separate dalle difficoltà della vita si ritrovano. È la festa dei fragili, dei diversamente abili e degli anziani. «Fare festa è bello e sano – dice don Francesco Di Marzio, delegato vescovile – e, oggi festeggiamo la nostra regina: Maria Santissima della Bruna»
Lo “strazzo” del carro
Ed eccoci arrivati al momento tanto atteso. Riaccompagnata la statua della Bruna in cattedrale, il carro trionfale ha esaurito il suo compito. Fino a poco prima il carro era consacrato alla Madonna e dunque intoccabile, ma adesso diventa “laico” e potrà essere lasciato in completa balìa della folla affinché essa lo conquisti, e lo “strazzi” cioè lo smantelli, ma ciò non prima di aver raggiunto la piazza centrale di Matera. Gli ultimi metri del carro durano tutta una vita. La tensione sale. Ci saranno almeno centomila persone. Gli assaltatori mordono il freno e scalpitano più dei cavalli stessi, tutt’intorno un numero impressionante di forze dell’ordine che creano un cordone impenetrabile. Mancano cento metri, ora cinquanta. Il carro è in piazza. Il boato della folla è impressionante. All’assalto, all’assalto!
Il motto della Bruna “A mogghj a mogghj all’onn c’ vae’n”
Solo ora incrociamo lo sguardo emozionato di Bruno Caiella, il presidente dell’associazione Maria SS. della Bruna. Non può che chiamarsi Bruno! Egli tira un sospiro di sollievo: «Anche quest’anno ce l’abbiamo fatta! Una macchina organizzativa così complessa e tante esigenze da contemperare – dice Caiella – non è affatto facile! Ma ora – conclude il presidente – non resta che dire “A mogghj a mogghj all’onn c’ vae’n” . E’ il motto secolare della festa in vernacolo materano e che vuol dire: “Di meglio in meglio il prossimo anno”».
Il Carro trionfale come l’arca dell’alleanza
Il racconto di questa memorabile giornata materana, lo abbiamo iniziato definendo l’assalto al carro trionfale in apparente contrasto con la fratellanza di una festa religiosa. Ebbene, mons. Pino Caiazzo ne ha svelato il vero senso: « Nella Sacra Scrittura troviamo scritto che l’Arca dell’Alleanza, nella quale c’erano le tavole della legge, nessuno poteva toccarla, proprio come il carro trionfale.
La nuova Arca dell’alleanza è Maria che porta dentro di sé quella legge, quella parola
che nel suo grembo si è fatta carne. Il Carro trionfale che porta l’Arca dell’Alleanza è sacro e può essere toccato solo quando l’immagine di Maria viene posta nella basilica cattedrale. Solo allora ognuno può “strazzare” un pezzo o una parte del carro da portare a casa e custodirlo gelosamente, perché quel pezzettino, ricorda ad ognuno che agli occhi di Dio siamo figli amati, e “spezziamo” il carro solo per poi condividerlo con i nostri familiari e fratelli in quanto tutti affidatari della missione di portatori di pace, costruttori di speranza, di fraternità, di umanità e di relazioni d’amore ».
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it