Maroni pronto a far ripartire la macchina lombarda

Il nuovo "governo della Regione Lombardia" ha già definito le priorità e le urgenze: la sanità, le imprese e il lavoro per i giovani
Roberto Maroni Lega Nord

«È finito il tempo degli amici e delle veline». Sotto un sole primaverile di una domenica di inizio marzo, il coordinatore regionale pidiellino Mario Mantovani, alla festa per il successo elettorale, così timbrò la vittoria del suo partito e di quello della Lega alla Regione, dimenticandosi che prima, a governare, erano alleati. Certamente ha fatto piacere l’assicurazione della fine del governo degli amici e delle veline. Ora però vogliamo vedere queste concretizzazioni.

Questa è la settimana decisiva per la formazione della nuova giunta che andrà ad insediarsi al Pirellone. Maroni preferisce darle anche un nuovo nome: “governo della Regione Lombardia”, perché dice “penso abbia pari dignità rispetto a quello di Roma". Una squadra insomma formata da quattordici assessori, a quanto pare, sette della Lega Nord e sette del Pdl, mentre è ancora da sciogliere di nodo dei sottosegretari.

Formigoni ne aveva quattro, Maroni non ne vorrebbe nessuno, il Pdl due. Maroni ha fretta di chiudere perché ha premura di «Far ripartire la macchina, le imprese, il lavoro per i giovani». E poi avviare il sogno leghista, un po’ meglio del progetto del ponte sullo stretto del Pdl, e cioè iniziare a lavorare per mettere insieme i pezzi di quel progetto d’annata: la nuova aggregazione con il Piemonte, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. Ovvero la macroregione. Ma il governo precedente che fu caratterizzato da arresti, scandali e malefatte, ha lasciato sul piatto dei suoi successori parecchie questioni scottanti.

Ne basta una, forse per riassumere la fase di malgoverno che ha caratterizzato l’ultima gestione Formigoni: la sanità. È datato 13 febbraio il bando di gara per la progettazione definitiva e la realizzazione della Città della Salute a Sesto San Giovanni, con tutto quanto questa operazione comporta. Sappiamo di certo che in termini economici significa un investimento per le casse del Pirellone di 323 milioni e rotti di euro. Operazione, questa, data per certa. Meno sicura la costruzione del Cerba, la realizzazione di una cittadella della scienza, che l'oncologo Umberto Veronesi aspetta da quasi una decina d’anni.

Queste le prime fatiche del neogovernatore, la sanità, tema delicato, e una struttura avviata da anni con intrecci di direttori, primari, dirigenti di Asl e vertici regionali, tutti concordi nel far girare una macchina che negli anni ha accontentato molti, forse troppi, e che ha mangiato miliardi alle finanze della regione. Maroni lo sa e per questo ha fatto lavorare una sua squadra per indicare le cose che funzionano e quelle a cui mettere mano. Senz’altro il governatore dovrà riorganizzare la rete ospedaliere iniziando col tagliare fondi e reparti. Basti pensare che, con la spending review, il governo Monti in Lombardia ha tagliato 225 milioni di euro per il 2013. Poi, sul tappeto, c’è la vera promessa elettorale della Lega o se vogliamo di Maroni, l'abolizione e relativa revisione del ticket. Lavoro da fare ce n'è e pure tanto. La speranza è che stavolta venga fatto tutto come si deve.

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