Marò: sì al rientro di Latorre

Torna in Italia per quattro mesi dopo l'ischemia che lo aveva colpito il 31 agosto. La Corte suprema indiana ha chiesto una garanzia scritta sul suo rientro al governo italiano
Marò

L’annuncio non è stato da prima pagina. I quotidiani indiani hanno dato la notizia della decisione della Corte Suprema di concedere a Massimiliano Latorre la possibilità di rientrare in Italia per quattro mesi, ma la cosa non è di particolare interesse per l’opinione pubblica del gigante asiatico. Tuttavia, la Corte ha accettato la richiesta del medico che chiedeva un ritorno in Italia del fuciliere arrestato ormai due anni e mezzo fa, insieme al collega Salvatore Girone. Latorre che è stato colpito da ischemia celebrale alla fine di agosto avrà quattro mesi di congedo nel nostro Paese per curarsi in modo adeguato oltre che in un ambiente familiare.

La concessione, su evidente base umanitaria, ha suscitato soddisfazione negli ambienti diplomatici italiani e, ovviamente, in quelli familiari. Resta comunque, chiaro che il marine italiano, allo scadere del periodo previsto dovrà rientrare in India ed attendere la conclusione del procedimento penale ancora in corso di formulazione e formalizzazione.

Come già avvenuto in passato in occasione delle consultazioni elettorali a cui i due fucilieri avevano partecipato in patria, i giudici hanno chiesto una garanzia scritta di rientro a nome del governo italiano. Il garante è l’ambasciatore a Delhi Daniele Mancini, che sarà presentata in giornata e che si è richiesto sia «non ambigua e non equivoca».

Nella questione, come ci si attendeva, è intervenuto anche il nostro Ministro della Difesa, Pinotti, che ha fatto sapere che Latorre «rientrerà in Italia quanto prima; il tempo di espletare le ultime formalità amministrative per la sua partenza». Il Ministero della Difesa come quello degli Esteri non fanno mistero che, sebbene il risultato segni un successo per la diplomazia italiana, la questione resta ancora sospesa ed interamente in mano alla giustizia indiana. Da parte italiana, resta la volontà di una soluzione in tempi brevi di un nodo che dura da molto temo e che è rimasto impantanato nelle pastoie burocratiche dell’India e dell’incapacità italiana di affrontare adeguatamente la questione in termini diplomatici senza suscitare reazioni e toccare nervi scoperti della sensibilità asiatica.

Dopo la sua elezione il nuovo Premier indiano aveva chiesto all’Italia di rispettare le procedure interne indiane nella spinosa questione, ribadendo, quindi, la sovranità dell’India in merito alla questione: un punto su cui l’India non ha mai mostrato alcune flessibilità al dialogo e al compromesso.

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