Mamme centroamericane in cerca dei figli scomparsi

Nona edizione della Carovana di una cinquantina di mamme in ricerca di ragazzi e uomini di cui non si ha più traccia. Percorreranno quattromila chilometri e toccheranno una ventina di localitá del Messico per porre all’attenzione delle autoritá la questione di decine di migliaia di desaparecidos
Una madre messicana della carovana

Sebbene non ci siano cifre ufficiali sarebbero decine di migliaia i “desaparecidos” lungo il corridoio piú trafficato dai migranti del continente americano, quello che unisce l’America Centrale con gli Stati Uniti passando per il Messico. La questione ha assunto il livello di una vera e propria emergenza umanitaria, mentre é in aumento il flusso di persone che, soprattutto da El Salvador, Guatemala e Honduras, il triangolo meno sicuro del pianeta, fuggono dai loro Paesi alla ricerca di una speranza e di una vita migliore negli Stati Uniti o, semmai, in Messico.

Molti di essi sono preda di delinquenti senza scrupoli che infestano la regione, che li abbandonano alla loro sorte nel deserto dopo averli spogliati dei quattrini faticosamente risparmiati o, peggio, direttamente li uccidono, o sono usati per il lavoro schiavo o le reti di prostituzione. Nomi, volti, parenti, amici che spariscono persi negli sterminati territori di un viaggio della speranza forse tradottosi in tragedia.

Per questo una cinquantina di mamme di migranti desaparecidos, provenienti da Nicaragua, Honduras, Guatemala ed El Salvador hanno iniziato lo scorso 30 novembre la “Nona carovana di madri centroamericane cercando i loro migranti”. La carovana é partita da El Ceibo, in Guatemala, ma durante un mese toccherá 22 localitá del Messico compiendo un percorso di 4 mila kilometri nella speranza di mettere all’attenzione delle autoritá messicane la questione delle migliaia di persone di cui si perdono le tracce mentre attraversano questo Paese. “Siamo alla ricerca dei famigliari spariti e vogliamo risposte. I centroamericani desaparecidos sono lavoratori, non delincuenti o rapinatori, sono persone partite seguendo il sogno di ottenere una vita migliore per loro e per i loro famigliari”, spiega Lesbia Ortiz, vice presidente della “Mesa nacional para las migraciones de Guatemala”.

Non é una impresa facile. Quest’anno, data la situazione della pubblica sicurezza in Messico, la carovana toccherá 15 degli stati della federazione, ma eviterà i più a rischio e cioè Tamaulipas, Nuevo León e Coahuila, e questo nonostante le mamme viaggino sotto scorta.

I dati sono ancora piú allarmanti di quanto si possa pensare. Se ci si limita ai minorenni che viaggiano da soli, spesso bambini al di sotto dei dieci anni alla ricerca dei propri genitori scomparsi, tra il 2008 e lo scorso anno, il loro numero si é triplicato. Le pattuglie di frontiera degli Usa nel 2012 ne ha fermati 24.000, mentre cinque anni or sono erano 8 mila. In Messico, nel 2012, ne sono stati fermati altri 6 mila, il che ha aggiunto un ulteriore problema dato che in attesa di una decisione vengono allogiati in centri le cui condizioni sono peggiori delle carceri criminali, secondo la denuncia di Grant Mitchell, direttore di ID Coalition, organizzazione che segue il flusso dei minorenni migranti in tutto il mondo. La direttrice di Sin Fronteras, Nancy García, aggiunge che questi minorenni godono di minori garanzie legali, un vero e proprio limbo che li mantiene rinchiusi durante periodi lunghi, nonostante che le leggi messicane teoricamente non lo permettono.

Le stime dicono che l’80 per cento dei migranti minorenni ha piú di 12 anni ed i due terzi viaggiano da soli. Lo scorso anno le autoritá statunitensi hanno rimpatriato 400 mila persone che erano entrate illegalmente negli Usa o che non possedevano i requisiti per farlo. Il numero dei rimpatriati in Honduras quest’anno supererá le 40 mil persone, mentre in Guatemala ne torneranno altre 50 mila.

Per Mitchell il problema, specialmente quello dei minorenni, puó essere affrontato solo cooperando tra i vari Paesi della regione, includendo gli Stati Uniti. “E’ impossibile senza la cooperazione di tutti i Paesi. L’immigrazione non é solo un problema esclusivo del Messico, ma anche degli Stati Uniti”.

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