Mafia in Liguria

Nove ragazzi liguri, autori di reati, in viaggio nelle terre confiscate alla mafia, per imparare una nuova vita. L'indagine condotta da Libera sulla percezione del fenomeno mafioso
spaccio

Dalla Liguria alla Sicilia, per attraversare strade e terreni confiscati alle mafie, e soprattutto per incontrare i parenti delle vittime. È l’avventura vissuta da nove ragazzi con una storia fatta di spaccio, rissa, furti e, per alcuni, anche processi penali.

Tutto ha inizio ed è scritto in un protocollo d'intesa tra Libera e il Centro per la Giustizia minorile di Piemonte, Valle D'Aosta e Liguria. Parte da lì questo progetto chiamato Anemmu, sulla scorta dell'Amunì di Palermo, che in palermitano stretto è andiamo, cresciamo, cambiamo.

I ragazzi sono andati nella Sicilia devastata dalla mafia per conoscere sul posto la brutalità devastante di questo fenomeno, preparati al viaggio da seminari e cineforum. Sembra che la lezione abbia funzionato: dicono che Anemmu e Amunì si coniugheranno anche in altri dialetti. «Il periodo di messa alla prova svolto in questo modo, ha un grande valore per la rieducazione del minore – ha spiegato Antonio Pappalardo, dirigente del Centro per la Giustizia Minorile di Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria -. Libera dà la possibilità di sperimentare sul campo storie di legalità, di antimafia, facendo capire ai giovani autori di reati che si può scegliere da che parte stare».

Contenti ed entusiasti dell’esperienza fatta, i ragazzi si erano preparati vedendo, tra l’altro, il film I cento passi, su Peppino Impastato ucciso da Cosa nostra. Poi a Cinisi hanno incontrato suo fratello Giovanni, con il quale hanno discusso su come sia possibile scegliere strade di legalità pur vivendo in un contesto criminoso. Hanno incontrato, dicono i ragazzi, persone che cercano non vendetta, ma giustizia per i loro figli uccisi. E ora confermano che sono stati davvero «quattro giorni rigeneranti».

Uno studente ligure su due ritiene che "la mafia in Liguria sia un fenomeno presente e sempre più preoccupante". I dati riflettono un'indagine condotta da Libera sulla percezione del fenomeno mafioso. Il 16% conosce la legge 109/96 sull'uso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, il 21% conosce il caso che ha coinvolto il comune di Bordighera commissariato per mafia.

Complessivamente i giovani liguri ritengono che la loro vita quotidiana, presente e futura, possa essere condizionata dalla mafia e pensano che le difficoltà economiche e l'assenza delle istituzioni siano i fattori sociali principali che spingono un giovane ad entrare nelle fila della criminalità organizzata. Dallo studio – svolto su un campione di 579 studenti di tutte le province -, è emerso inoltre che le tre attività illegali più diffuse in Liguria sono lo spaccio di droga, il lavoro nero e la prostituzione. Seguono gli appalti truccati, la corruzione dei pubblici dipendenti, il riciclaggio di denaro sporco e il controllo di esercizi commerciali.

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